Università: come non scrivere una tesi

Il libro «Come si fa una tesi di Laurea» (Bompiani) di Umberto Eco giace impolverato sulla scrivania di qualsiasi laureando che si rispetti, ma nessuno lo legge mai, un po’ come la Bibbia. Un bel sabato sera, mentre tutti sono a divertirsi o a far finta, voi decidete che il momento è giunto, quello di cominciare a scrivere la vostra tesi!

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Prendete Wikipedia e altri due siti a caso, copiate come se non ci fosse un domani. Dai che avete già scritto una pagina, ve ne mancano solo trentanove, le raggiungerete con facilità, aggiungendo grosse immagini di dubbia provenienza. Fate che le vostre note siano assenti o incomprensibili. Ah sì, prima ci dev’essere un lavoro preparatorio: scegliete un tema vago di scarso interesse e che non attiri nemmeno voi, una cosa giusto per laurearvi con il vostro bel 90 e farla finita. Bisogna farlo: siete 8 anni fuori corso e vostra madre è stufa di pagarvi le tasse universitarie. E mi raccomando la vaghezza: tutta la storia o tutta la letteratura in 40 pagine. In un mese, due settimane, un’ora! Per la vostra tesi alla cavolo potete scegliere due tipi di relatori: lo sfruttatore e il menefreghista, ma io consiglio il menefreghista (se poi vi sceglie lui l’argomento è ancora meglio). Lo sfruttatore serve per le menti brillanti: 41FBwjZtAFL._SX323_BO1,204,203,200_le seguirà con apparente amore, imporrà loro ritmi di lavoro serrati, dopodiché prenderà le tesi di queste «menti brillanti» e le spaccerà per suoi lavori (si comporta così perché trenta e passa anni fa la moglie è scappata con un figlio dei fiori). Tuttavia, lo sfruttatore non fa per voi che state scrivendo un tesi tanto per fare. Avete scelto il menefreghista perché «tanto accetta tutti» senza interessarsi di nessuno. Nel 1997 avete dato un esame con lui, colonna portante dell’università, anzi col suo assistente, e avete pure preso trenta, ma è inutile che vi illudiate: il menefreghista non si ricorda di voi nemmeno mentre sta firmando il vostro egregio lavoro dall’incerta bibliografia. Dovete mandargli cinquecento mail perché vi risponda un timido «Chi è lei, scusi?». Ma non preoccupatevi: i vostri amici sanno benissimo chi siete e il vostro papiro sarà scritto meglio della vostra tesi.