Note a margine sul ritorno di Greta e Vanessa

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Greta e Vanessa sono tornate. E questo è l’importante. Ovviamente ogni bella notizia viene presto oscurata da discorsi che pretendono di andare controcorrente anche quando bisognerebbe essere uniti e felici. Mi riferisco a tutti coloro che hanno storto il naso di fronte ai 12 milioni di euro che sarebbero stati spesi dal nostro stato per far tornare a casa le due ragazze. Per non parlare poi di quelli che, vittime di un delirio, hanno iniziato a dire cose come «Appena tornan a casa le saluto e le riempio di calci nel culo» oppure «Adesso hanno finito di giocare».
Quello che questi personaggi ignorano – o fanno finta di ignorare – è che Greta e Vanessa si trovavano in Siria non in vacanza, ma come volontarie per aiutare gli abitanti della zona e questo deve comportare una vera e propria empatia con le persone che si aiutano. Purtroppo però questo lavoro, così come quello dei giornalisti di guerra, non è esente da rischi. Vedasi l’inviata del Manifesto Giuliana Sgrena nel cui salvataggio morì anche un agente del Sismi. Quando valgono le vite di due ventenni? Molto di più di 12 milioni di euro. Lo Stato ha il dovere morale di pagare così come ha il dovere morale di pagare quando andiamo in ospedale e magari dobbiamo sostenere delle cure molto costose. Questa volta è toccato a Greta e Vanessa – e grazie a Dio è finita bene – la prossima potrebbe toccare a me o a voi, se decidiamo di dare la nostra vita aiutando gli altri. Se davvero non vogliamo più dare soldi ai terroristi, forse è meglio che dimentichiamo ogni forma di volontariato. Continuiamo a curarci il nostro orticello finché non esplode pure quello.

Tito G. Borsa