L’album omonimo dei «Fitzcataldo» ricalca gli «Smiths»

Fitzcataldo
Fitzcataldo
2016 – IndieBox Music

Da anni la musica sembra ferma in un loop di novità che non sembrano poi così nuove e in molti guardano malinconici i decenni passati e questo sentimento di nostalgia si è intravisto più volte soprattutto quest’anno. Infatti ciò che è emerso nel web, soprattutto dopo le morti di personaggi illustri come David Bowie e George Michael, è che gli appassionati di musica sentono la mancanza della buona vecchia musica, quella che non stancava l’orecchio e che apportava continue sperimentazioni.
Fortunatamente c’è ancora qualche pecora nera che vuole proporre al pubblico una musica innovativa con un sound che si avvicina a quello degli anni d’oro.
Tra le varie eccezioni degni di nota sono i «Fizcataldo», un gruppo di Milano nato nel 2013, formato da Lorenzo Galbiati, voce e chitarra, da Stefano Redaelli, che si occupa del basso e dei cori e da Claudio Rei alla batteria.
Il gruppo milanese non è nuovo nell’ambiente musicale, infatti dopo aver già presentato il loro primo album «Fizcataldo & the Trivettes» nel 2014 e aver suonato la propria musica live condividendo il palco con artisti come i «The Cyborgs», i «The Fire» e i «Cymbals Eat Guitars», ora il trio si è riproposto con un nuovo ep in vinile e digitale uscito il 28 ottobre dando vita ad un progetto che esplora nuove sonorità.
Infatti i «Fizcataldo», pur mantenendo un’identità musicale e pur non assorbendo nessun genere musicale in particolare, creano questi nuovi brani ispirandosi al soul, alle sonorità post-rock e all’indie rock britannico creando un buon bilanciamento tra la parte cantata in lingua inglese e la parte strumentale, ricordando in parte all’ascoltatore una leggera reminiscenza ai brani dei «The Smiths».
L’album è stato anticipato dal singolo I won’t be watching che con le sue note malinconiche e intrise di significato intimano all’ascoltatore di cercare la propria felicità altrove e lo fanno riflettere portandolo quasi oltre lo spazio e il tempo.