Padova: la «tangentopoli delle Terme». 5 arresti

«Un sistema tangentizio presente a Montegrotto dal 2008 e poi esportato ad Abano da Luca Claudio», così gli inquirenti hanno definito quanto risultato dalla maxi inchiesta, iniziata nella primavera dell’anno scorso, che ha portato a provvedimenti di misura cautelare per lo stesso Luca Claudio (dal 2011 primo cittadino di Abano Terme, Padova, rieletto domenica scorsa), per Massimo Bordin, ex sindaco di Montegrotto, e per 3 imprenditori. Insieme a loro sono indagate altre 18 persone, fra cui i 7 imprenditori che hanno denunciato il fatto.

L’inchiesta riguarda il verde pubblico, l’edilizia, l’illuminazione pubblica e la segnaletica: secondo le forze dell’ordine, questo «sistema» avrebbe portato gli imprenditori a consegnare delle mazzette per continuare a lavorare nei due comuni del padovano. Questo porta a un’accusa di concussione per induzione. Si sarebbe pagato per «agevolare pratiche per il cambio di destinazione d’uso di immobili, per autorizzazioni di cantieri, concessioni edilizie», ma anche per ottenere appalti riguardanti l’illuminazione pubblica e la manutenzione straordinaria delle strade. Gli inquirenti sono riusciti a risalire fino al 2008, quando Luca Claudio era sindaco di Montegrotto Terme, ma non si esclude che il sistema esistesse anche prima.
Claudio era già indagato per turbativa d’asta e concussione, per questo la sua ultima campagna elettorale era incentrata sullo slogan «Sono innocente», con una ricostruzione grafica che ricorda quella di Vasco Rossi (come si può vedere nell’immagine in cima all’articolo).
Se molte volte gli imprenditori, per poter continuare a lavorare nei comuni termali, sarebbero stati vittima delle richieste degli amministratori (e quindi l’accusa è di concussione per induzione, che punisce comunque entrambe le parti in causa), per le Fiamme Gialle «in altri casi, soprattutto in presenza di appalti di maggior importo, è stata invece riscontrata una vera e propria par condicio contractualis, ossia un incontro libero e consapevole della volontà delle parti, tra pubblici amministratori infedeli e imprenditori, in questo caso non “vittime” del sistema ma essi stessi attori dello stesso, allo stesso livello dei due sindaci. L’accusa è in questo caso di corruzione».