Più che essere inadeguati, ci consideriamo davvero poco

Quanto spesso si sente dire che la malattia del secolo è la depressione? E non una depressione basata sull’infelicità e basta, ma sul senso di inadeguatezza, che porterebbe poi anche a sentirsi insoddisfatti ed infelici.
Facciamo un passo indietro e, per rendere la cosa più divertente, anche un giro e una capovolta magari. E pensiamo a cosa ci renda felici. Dove sta la sorgente di questa meraviglia che è la felicità? Cosa la causa?

Forse, essendo una nostra emozione, che talvolta può radicarsi o espandersi a sentimento, siamo noi stessi ad averla già in noi. Forse, come accadeva in «Como agua para chocolate» di Laura Esquivel, va semplicemente accesa come se in noi stessero dei fiammiferi. Una bella scatoletta di fiammiferi da conservare in luogo fresco e asciutto, pronti per dare quelle scintille alla nostra vita e tenere accesa la nostra fiamma. Si tratta allora di attivare qualcosa , una volta compreso come il carburante sia in noi. E per farlo, nel romanzo della Esquivel, si diceva potessero bastare cose come un profumo o un sapore, dei colori, la vista di un sorriso, una carezza o una musica. Insomma, le chiavi per accedere alle varie perle di gioia che la vita ci riserva, sarebbero piccole, piccole cose. Sicuramente, su quanto dei dettagli a volte minuscoli facciano enormi differenze troveremo ben poco da discutere. Ma il punto focale è ciò che noi possiamo fare per conservare bene i fiammiferi e per poi tenere accesa la fiamma. Altrimenti potremmo continuare fino alla sfinimento ad accendere nuovi fuochi senza fare nemmeno a tempo a scaldarci.

Parafrasando la conservazione dei fiammiferi, si troverà la cura per se stessi e nel tenere accesa la fiamma l’incoraggiamento sempre verso se stessi. Non siamo animali solitari, però, e tendiamo alla socialità. Ecco che allora possiamo inserire anche l’aiutare e l’incoraggiare gli altri, possiamo contagiarli con la nostra energia e con la nostra passione.
Effettivamente per quanto sia possibile vivere completamente soli e in totale indipendenza, condividiamo lo stesso pianeta e con il tempo ci siamo accorti sempre di più di quanto sia comodo suddividersi i diversi compiti che possono emergere. Abbiamo creato una rete sempre più fitta che collega più o meno ogni essere umano, oltre ad animali, piante e ambienti. Ognuno di noi, per quanto possa sembrarci incredibile, ha una fiamma di un diverso colore con cui può illuminare se stesso e gli altri. Ecco perché, in realtà, ognuno di noi può essere adeguato a un’immensa quantità di attività e mansioni, meritevoli di rispetto proprio perché formanti quello stesso complesso in cui viviamo.

Per tornare con i piedi per terra, proviamo ad immaginare cosa succederebbe se dovessero scomparire per un solo giorno…
Tutti i medici
tutti i baristi
tutti gli agricoltori
tutti i cassieri
tutti i magistrati
tutti gli scrittori
o anche solo quel singolo operaio che si occupa di quella singola cosa.
È probabilmente un po’ pesante,ma pensiamo a quando qualcuno muore e si dice che è venuto a mancare. Lo si dice perché a prescindere da chi fosse e cosa facesse, la sua mancanza si sentirà comunque in qualche modo.
Non esiste inadeguatezza, ma le possibilità o meno che una persona si riconosca e riesca a realizzarsi, portando a se stessa per prima, il grande tesoro che possiede. E a quel punto tutti gli altri attorno a lei se ne accorgeranno.