Riforma: perché NO? Leggi popolari e referendum

Perché non va bene?
Come ben sappiamo oggi un referendum abrogativo può essere richiesto da 500mila elettori o da 5 consigli regionali. Quest’ultimo caso si è verificato una sola volta, con il referendum «sulle trivelle» della primavera scorsa.
schermata-2016-09-13-alle-18-17-03Per quanto riguarda le leggi di iniziativa popolare, un progetto di legge deve avere 50.000 firme per essere consegnata al presidente della Camera o del Senato.
Con la riforma questa disciplina cambia e rende l’esercizio della partecipazione popolare molto più arduo da attuare:

  1. Referendum abrogativo. Rimangono le 500.000 firme e il quorum del 50%+1 dei voti; ma sarà presente una sorta di «gerarchia dei referendum»: chi riuscirà a raccogliere 800.000 firme potrà godere di un’agevolazione, costituita da un quorum più basso da raggiungere. Questo avvantaggia i referendum organizzati dai partiti o da entità molto presenti sul territorio, a discapito di quelli promossi dal basso. Nascono anche i referendum propositivi e quelli di indirizzo, ma anche qui è presente un «buco»: mancano le leggi costituzionali e ordinarie necessarie a stabilirne modalità ed effetti.
  2. Leggi di iniziativa popolare. Qui sta l’inghippo: «nascosto» dalla discussione e la deliberazione «garantite nei tempi, nei limiti e nelle forme stabiliti dai regolamenti parlamentari» (frase che di concreto non dice nulla), si cela il cambiamento, ossia il passaggio da 50.000 a 150.000 firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare. Le regole a riguardo saranno scritte dalla stessa Camera, e anche qui c’è uno dei tanti «buchi» di cui abbiamo già detto.