Premier libero a targhe alterne

a Parigi è stato compiuto un attentato alla libertà», proclamava Matteo Renzi nei giorni successivi alla strage nella redazione di Charlie Hebdo, mandando da parte di tutti gli italiani la «solidarietà commossa ai giornalisti». Stiamo parlando forse dello stesso Renzi dell’ultima Leopolda?

Matteo Renzi in prima fila per la manifestazione a Parigi dopo la strage del 7 gennaio 2015
Matteo Renzi in prima fila per la manifestazione a Parigi dopo la strage del 7 gennaio 2015

Difficile poter immaginare un tale sdoppiamento della personalità: da una parte il coraggioso protettore della libertà di espressione e di critica, dall’altro il segretario del partito al governo che mette alla berlina i giornali che non è riuscito ad asservire. Il Fatto Quotidiano, Libero e il Giornale sono i tre protagonisti del grottesco concorso per nominare la peggior prima pagina dell’era renziana. La libertà è una, multiforme e indivisibile: non conosce «se», né «ma», né altri limiti imposti dall’esterno, non ha appartenenza politica o ideologica. È libera, appunto. Stranamente, almeno fino alle 19 di ieri (momento in cui è stato redatto questo corsivo), il rampante premier non ha ancora detto la sua in occasione dell’anniversario dell’attentato al settimanale satirico francese: inspiegabilmente il suo profilo Twitter è inattivo dal 31 dicembre, quello Facebook dal giorno prima. Forse, ma non ci speriamo più di tanto, Matteo Renzi è stato illuminato da un lampo di dignità nel grigiore della sua spregiudicatezza.

L’immagine in evidenza, sopra al titolo del corsivo
è la copertina del numero di Charlie Hebdo uscito ieri