Profitto e salute: l’eterno conflitto

Nei giorni scorsi, il plurimiliardario Bill Gates, si è detto disponibile, di aiutare i governi nella ricerca del vaccino contro il Coronavirus e qualora si trovasse, di finanziarlo interamente senza alcun costo per i popoli. Sembrerebbe, a prima vista, la proposta di un filantropo preoccupato per la salute globale; tuttavia, sorge spontaneo il dubbio che l’obiettivo non sia veramente così nobile e che sia più semplicemente il solito tentativo da parti dei gruppi di potere economico di estendere il proprio potere politico derivante dal loro immenso patrimonio.

Solitamente a questo punto, i liberali, tacciano l’interlocutore di complottismo; ma io fatico a comprendere come si possa escludere a priori che la volontà di uno degli uomini più ricchi al mondo di testare, produrre e diffondere un vaccino, in modo completamente gratuito, non sia dettato da sincero interesse per la salute pubblica, ma piuttosto da perseguimento di interessi personali. Soprattutto risulta più difficile da credere verso persone che hanno basato la loro vita sulla ricerca del profitto ad ogni costo; non preoccupandosi minimamente delle conseguenze che la loro avidità avrebbe potuto comportare.
Questo discorso esula dall’ipotesi che il vaccino sia effettivamente efficace nella cura o meno. Il vulnus della questione sta nel potere di condizionamento che pochi individui hanno nei confronti della maggioranza della popolazione.

Questo tema fu dibattuto in maniera approfondita in Assemblea costituente, doveroso citare a questo proposito, la replica dell’on. Gustavo Ghidini all’on. Catullo Maffioli sulla necessità dell’intervento statale per impedire monopoli di natura privata: «Egli in sostanza professa la concezione dello Stato agnostico; dello Stato che non deve intervenire nel campo economico; che lascia completamente libera l’iniziativa privata; dello Stato che non agisce come elemento attivo di coordinazione, di controllo e di propulsione del fatto economico, ma piuttosto come gendarme dell’ordine esteriore, di quell’ordine dietro il quale si riparano il privilegio di pochi, la miseria di molti e la ingiustizia per tutti.
Ma l’onorevole Maffioli stesso ha sentito tutta l’anacronisticità dal suo pensiero tanto che a un certo punto ha soggiunto, per temperarne l’asprezza, che bisogna impedire il formarsi del super-capitalismo. Egli però non si è accorto che in tal modo contraddiceva le sue stesse premesse. Se si lascia libero sfogo alla legge della libera concorrenza e alla libera iniziativa animata solo dal fine del profitto personale, si arriva pur sempre al supercapitalismo e così a quelle conseguenze che lo stesso onorevole Maffioli depreca, fra le quali primeggia la guerra tremenda che fu la rovina di tanti popoli (omissis…)».

Le parole dell’onorevole Ghidini valgono ancora maggiormente quando si parla di sanità; da decenni ormai il settore sanitario non è più sotto il controllo degli stati e ciò ha permesso a case farmaceutiche che si rivelano gruppi industriali interessati soprattutto al profitto, di giocare, con la salute delle persone, decidendo molte volte di produrre certi farmaci in ragione del guadagno che ne può derivare; oppure decidendo scientemente di mettere sul mercato, a prezzi fuori mercato, forniture sanitarie essenziali, vedi mascherine, escludendo così gran parte della popolazione all’accesso alle cure sanitarie.
L’ultimo fattore rilevante da considerare è la dipendenza che gli stati a questo punto e di riflesso i cittadini avrebbero da questi organismi privati che potranno impedire attraverso il ricatto qualunque provvedimento che andrà a loro detrimento. Le parole di Bill Gates, in fin dei conti, non rappresentano altro se non ciò che il potere economico vuole da tempo; far valere i rapporti di forza economica così da poter imporre le proprie decisioni a ciò che rimane delle democrazie.