Qualche spiegazione su «Speriamo che riaprano l’Eternit a Casale»

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Non posso che essere sorpreso delle reazioni che ha scatenato il mio articolo «Speriamo che riaprano l’Eternit a Casale», pubblicato ieri su La Voce che Stecca. Il pezzo, per chi non lo avesse letto, in modo non tanto ironico quanto piuttosto provocatorio era una serissima denuncia del decreto «Salva-Ilva» approvato dal governo alla vigilia di Natale. Il parallelo con l’Eternit mi è sorto spontaneo: perché il governo non cerca di far rinascere anche il colosso del cemento, visto che il processo per disastro ambientale è finito in niente a causa della prescrizione (mentre quello dell’Ilva è ancora in corso) e visto che i morti a Casale sono un quinto di quelli tarantini.
Ho letto di tutto soprattutto su Facebook: fra alcuni (relativamente pochi) che hanno capito il senso e la serietà dell’articolo, sono stato accusato di usare titoli così provocatori solo per farmi conoscere – penso che diventare «famoso» per dei meriti sia più importante, persone che «lo cancelli o la contatterà il mio avvocato» – come se avessi violato qualche legge e così via.
Spero che molti di quelli che mi hanno criticato si siano fermati al titolo senza leggere il resto del pezzo perché, se così non fosse, sarebbe una cosa piuttosto avvilente. Leggere un articolo ed essere in disaccordo non ha come diretta conseguenza mettere al pubblico ludibrio l’autore. Forse documentarsi un po’ su quello che
La Voce che Stecca ha fatto e sta facendo per Casale Monferrato non sarebbe una pessima idea.
Mi è stato chiesto di spiegare il senso dell’articolo e quindi mi accingo a farlo, in maniera anche abbastanza analitica. Innanzitutto lo scopo non era quello di far ridere qualcuno ma, piuttosto, di «scioccare» soprattutto coloro che con l’Eternit e con Casale Monferrato non hanno mai avuto nulla a che fare. Certo, fosse possibile scegliere a quali lettori indirizzare un articolo, forse sarebbe stato meglio farlo leggere solo agli «stranieri», ma purtroppo non si può fare.
Il 24 dicembre scorso il governo Renzi ha approvato (l’ennesimo) decreto «Salva-Ilva», mirato a rimettere in funzione a pieno regime l’acciaieria di Taranto, che solo nella città pugliese ha causato negli anni 11mila morti. Anche se la chiusura dell’industria porterebbe, e lo dicono persone molto più informate di me, ad una crisi dell’acciaio nel nostro paese e questo avrebbe ripercussioni su tutti i settori che fanno uso di quel metallo; è per lo meno paradossale (per non dire scandaloso) che il governo si attivi economicamente per salvare un’industria che, oltre ad aver dato tanto lavoro, ha ucciso 11mila persone. Se il governo ha deciso di far risorgere le aziende che hanno ucciso migliaia di persone allora dovrebbe occuparsi anche dell’Eternit, anche se fortunatamente ha fatto meno vittime.

Vedete, mi è stato anche detto che avrei dovuto esagerare ulteriormente con il sarcasmo per rendere palese che volessi arrivare al paradosso ma, se avete una vaga idea delle centinaia di articoli che ho scritto su queste pagine e leggete qualcosa del tipo «[Schmidheiny], vista la sua non più tenera età, è adatto solo ad essere “rottamato” dal renzismo», credete davvero che io stia scrivendo quello che penso?
Concludo con una triste constatazione: io non ho fiducia nell’italiano medio che finché non gli scoppia una bomba a casa sua liquida le bombe degli altri con «non è affar mio». Compito dell’informazione è anche quello di combattere questo individualismo menefreghista e io credo che il solo modo per destare, almeno momentaneamente, l’italiano medio è quello di scioccarlo. Uno che ha una vaga idea di cosa sia stato l’Eternit a Casale e vede un titolo come quello del mio articolo di ieri, è curioso almeno di capire chi sia il pazzo che lo sta scrivendo. E alla fine, che abbia capito o no il senso dell’articolo, si ritroverà un po’ «destabilizzato» e, magari, sente la spinta ad informarsi.
Queste spiegazioni, che ho sentito il dovere di darvi, non sono delle scuse. Io ho fatto quello che ritenevo giusto per mostrare la mia indignazione verso il decreto «Salva-Ilva» e, con l’occasione, ne ho approfittato per rimettere i riflettori sulla questione Eternit: la cosa di cui ho veramente paura, e per la quale mi sto battendo in prima persona e tramite questo blog, è che cada tutto nell’oblio del succitato italiano medio.
Buona giornata

Tito G. Borsa