Radicali liberi… di andare con chiunque

dopo quasi cinque anni di reclusione, domenica scorsa Totò Cuffaro, ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana finito al gabbio per favoreggiamento alla mafia, è tornato in libertà. Interdetto a vita dai pubblici uffici, ora – afferma il diretto interessato – si occuperà di volontariato in carcere e in Africa. A gioire della scarcerazione è, fra gli altri, di sicuro Rita Bernardini, ex segretaria dei Radicali che ha scritto la postfazione a L’uomo è un mendicante che crede di essere un re, scritto dallo stesso Cuffaro (Aliberti compagnia editoriale).

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All’obiezione «Devo dimenticare la spocchia e arroganza sfoggiate da questo uomo quando il potere ce l’aveva, giusto? E devo, se voglio essere bravo, pagare 18 euro per riuscire a comprendere ciò che 5 anni di prigione hanno svelato a lui, grazie allo studio, alla meditazione e alla Fede» su Facebook, la non violenta Bernardini risponde pacifica «E chi ti ha chiesto di comprarlo? Faresti un errore anche perché i proventi andranno, per volontà di Cuffaro, a Nessuno tocchi Caino e al Partito Radicale Nonviolento transpartito transnazionale». A un altro lettore che dichiara di non essere d’accordo con la Bernardini, per poi accorgersi di aver confuso il titolo del libro con la postfazione, la radicale – ancor prima che l’utente si accorgesse dell’errore e che quindi lo facesse notare anche a lei – risponde sempre pacificamente «Ma se non l’hai nemmeno letta, come fai a dire che non sei d’accordo con la mia “postfazione”?». Ci si chiede che piega abbiano preso i radicali, che stor_14956011_32400si occupano della salvaguardia di Cuffaro e non dei detenuti comuni in carcere per uno spinello che però non offrono una risonanza mediatica così grande, ma forse avrebbe dovuto essere ben chiaro da un pezzo «Quando ho saputo di Berlusconi ho pensato allo scandalo di Enzo Tortora», dichiarò nel marzo scorso Marco Pannella di fronte all’assoluzione dell’ex Cav in Cassazione al processo Ruby. Era lo stesso leader dei Radicali a coinvolgere nel 2013 Berlusconi nei referendum «per una Giustizia giusta»: promuovere questi referendum con l’autore per antonomasia delle leggi ad personam è come promuovere il catenaccio con Zeman. Ci ricordiamo di Pannella anche per i referendum per togliere i finanziamenti pubblici ai partiti, però non a Radio Radicale. Lo stesso Giacinto Marco che nel ’96 si alleò con Silvio e motivò così la sua scelta: «L’accordo siglato fra me e Berlusconi prevedeva un impegno del Polo a garantire a Radio Radicale il mantenimento dei requisiti previsti dalla legge del ’90 per le emittenti radiofoniche che risultino organo di partito». Un esempio di limpido amore per la politica e per la libertà. Nel 2006 i Radicali si allearono con Romano Prodi chiamandosi pittorescamente La rosa nel pugno, anche se il loro leader solo un anno prima aveva affermato in modo categorico «Se questo centrosinistra di Prodi andasse al potere, ora o fra un anno, io me ne andrei dal nostro paese. Faccio come chi lasciò l’Italia prima del fascismo». Caro Giacinto Marco Pannella, siamo tutti d’accordo che troppo spesso le condizioni dei detenuti siano degne di un paese del terzo mondo, ma è inammissibile che gli esponenti di un partito arrivino a coalizzarsi con chiunque (di destra o di sinistra non importa) pur di arrivare in parlamento. Prova di questo è che nel 2001 e nel 2013, quando ha corso da solo, non se l’è filato nessuno, analogamente a quanto è successo nel ’94 e nel ’96, quando si unì al carrozzone Berlusconi (nel ’96 in coppia con Sgarbi). Uniche vittorie elettorali nella seconda repubblica sono i 7 anni (1992-1999) in parlamento europeo con la lista Bonino-Pannella e la nomina di Emma Bonino come ministro degli Esteri del governo Letta.
Da notare poi che i Radicali hanno politicamente partorito personaggi come Daniele Capezzone, emigrato dalla
Rosa nel Pugno all’ossimorico Conservatori e Riformisti di Raffale Fitto, passando per PdL e Forza Italia e, ancor prima nel 2006, per la «Tavola dei volenterosi» con l’ex Dc Bruno Tabacci, Antonio Polito che sarebbe diventato vicedirettore d302059del Corriere, Paolo Messa che allora era appena uscito dall’ufficio stampa dell’UdC e Nicola Rossi, che nel 2006 era nell’Ulivo mentre ora è nel comitato direttivo di Italia futura, il movimento di Luca Cordero di Montezemolo. In un’intervista a Libero (30 settembre 2007), Capezzone accusa Pannella: «Marco ha commesso il grave errore di consegnarsi mani e piedi a Prodi», ma il campione di coerenza ammette «Pur in forte dissenso politico, continuo a versare 6 mila euro al mese al partito (Radicale, ndr). Mentre, per finanziare il mio movimento, ho appena chiesto un prestito alla banca». Strano che sia venuta fuori la politica in un’intervista che comprende la domanda «Sua madre le chiede se porta la canottiera?» a cui Capezzone risponde «Nun ce prova dal 1979. Mia madre è una tosta, come piace a me». Leggendo questa intervista, si capisce dove sono finiti i valori dei Radicali.

Nelle foto: in ordine dall’alto in basso Marco Pannella, Rita Bernardini e Daniele Capezzone