Che cos’è il reddito di base? Qualche nozione

Cosa farebbe la gente se potesse ricevere 500 euro al mese senza lavorare?
È la domanda che si stanno ponendo sempre più governi dei paesi occidentali. Le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono sempre più marcate e la maggior parte dei sistemi usati per combattere l’estrema povertà sono poco efficienti. Il reddito di base potrebbe essere la soluzione: garantire a tutte le persone senza lavoro, o con un salario insufficiente, un’entrata che corrisponda almeno alla soglia di povertà. Ma non è ancora un’idea molto diffusa e accettata: molti sono convinti che il reddito di base incoraggerebbe la pigrizia, e immaginano un paese di disoccupati in panciolle davanti alla tv. Dev’essere quello che hanno pensato anche gli elettori svizzeri, che al referendum del giugno dello scorso anno hanno bocciato la proposta di introdurre un reddito minimo per tutti con una maggioranza schiacciante, il 77% dei voti. Ma un fattore determinante per questo risultato è stato sicuramente il timore che un reddito garantito per tutti potesse rappresentare un fattore di attrazione per i migranti. Ma può davvero essere così, se il contributo che si riceve permette appena la sopravvivenza?
In realtà, diversi studi dimostrano che il reddito di base presenta più vantaggi che svantaggi. Da un esperimento condotto negli anni Settanta negli Stati Uniti è emerso che le persone non sono spinte alla pigrizia, dal momento che le ore di lavoro non diminuiscono quasi per nulla; piuttosto, sono incoraggiate a cercare un lavoro più soddisfacente anche se meno retribuito, come sono in genere le professioni creative, o a passare il tempo in maniera più utile: le donne con figli piccoli possono rimanere a casa con loro, i giovani possono continuare a studiare. Una ricerca canadese degli stessi anni ha rilevato anche un minor tasso di ospedalizzazione e una diminuzione dei casi di malattie legate alla depressione. Insomma, il reddito di base ha un effetto positivo non solo sulla distribuzione della ricchezza, ma anche sul benessere dei cittadini. Si potrebbe obiettare che un sistema di welfare simile costerebbe troppo. Certo, peserebbe di più di quelli tradizionali, ma bisogna anche tenere in considerazione che questi ultimi hanno un carico burocratico non da poco.
Per fortuna il dibattito pubblico si sta interessando sempre più a questo sistema, come dimostra non solo il referendum svizzero, ma anche gli esperimenti annunciati da alcuni paesi europei, come i Paesi Bassi. La Finlandia l’ha già avviato: dall’inizio dell’anno duemila disoccupati riceveranno 560 euro al mese per due anni, e continueranno a riceverli anche se troveranno un lavoro. Se questo esperimento avrà successo, forse anche i governi più incerti lo prenderanno in considerazione. In fondo, i pregiudizi contro il reddito di base rimandano tutti a un’unica idea: che una vita senza povertà sia un privilegio che si guadagna lavorando. Ma è davvero così?