Riace, le dichiarazioni pro e contro Lucano

Come sapete, il 3 ottobre scorso, all’alba, è stato arrestato il Sindaco di Riace, Domenico Lucano. Di questo atto si è venuti a conoscenza in tutta Italia grazie ai media locali e nazionali, a causa delle politiche d’accoglienza verso gli extracomunitari da parte dello stesso Sindaco, che è riuscito a creare un clima di integrazione e tolleranza verso questi ultimi che in Italia non ha eguali. Si è scatenato subito un dibattito pubblico, tra forze di maggioranza e opposizione, ma non solo, difatti molti attivisti della sinistra radicale hanno protestato lo stesso giorno in varie piazze d’Italia a sostegno del Sindaco e delle sue politiche d’accoglienza.

Partite diciotto mesi fa, le indagini dell’operazione «Xenia», coordinata dalla Procura di Locri, hanno portato agli arresti domiciliari del Sindaco per le seguenti accuse: -associazione per delinquere; -malversazione; -illecito affidamento del servizio raccolta rifiuti; -concussione; -truffa aggravata; -abuso d’ufficio; -favoreggiamento all’immigrazione clandestina. È proprio quest’ultima accusa che ha generato molti dubbi in coloro che sostengono le ideologie politiche del Sindaco, perché, sostengono «realizzare matrimoni di comodo tra un/a richiedente asilo e un cittadino del comune permette al primo di poter vivere in un paese tranquillo, dove non c’è un rischio di guerra o torture». A rincarare la dose riguardo a questa specifica tematica è intervenuto Roberto Saviano, classificando il reato del primo cittadino come un atto di «disobbedienza civile».

Il procuratore di Locri, cioè colui che ha gestito le indagini, ha dichiarato: «Il reato di umanità? Nel codice non l’ho trovato. Non è che quando si commette un reato per motivi di particolare valore morale e sociale un reato non è più tale, sempre reato resta. Le leggi non possono essere eluse perché lo avrebbe fatto per motivi umanitari… Che poi è tutto da vedere».
Si vuole precisare che la Procura di Locri ha avanzato le accuse precedentemente scritte per far arrestare Lucano, ma solo due di queste, favoreggiamento all’immigrazione clandestina e illecito affidamento del servizio raccolta rifiuti, sono state riconosciute dal Gip Di Croce. Per questo motivo, la procura di Locri vuole fare ricorso al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria (Tribunale del Riesame).

Lo stesso giorno, il 3 Ottobre, si è schierato a favore di Lucano anche Don Luigi Ciotti, che tramite l’associazione Libera ha fatto pubblicare un suo discorso: «E’ un reato l’umana solidarietà? Si propone l’antico dilemma tra leggi dei codici e leggi della coscienza. Ripeto, bisogna sempre stare dalla parte della legalità, ma anche chiedersi se certe leggi non contraddicono la vocazione liberale e inclusiva della democrazia, vocazione che ha ispirato ogni passo dell’esperienza di Riace e del suo generoso Sindaco. Qualche giorno dopo Libera continua: «Restiamo in attesa di conoscere i dettagli del provvedimento, ma esprimiamo solidarietà al Sindaco Mimmo Lucano e ci mobiliteremo per confermare tutta la nostra vicinanza alla comunità di Riace». Sempre il 3 Ottobre Wikimafia, un sito nato per «creare una rete della conoscenza che in Italia abbiamo sul fenomeno mafioso per valorizzare tutte le esperienze antimafia e tradurle in voci a più mani caratterizzate da semplicità e chiarezza per rendere conoscibile un fenomeno complesso oscuro e atavico come quello della mafia», dichiara: «Il problema di Riace si chiama ‘Ndrangheta, non Domenico Lucano, che la contrasta e non le fa fare affari, ideando un sistema di accoglienza studiato in tutto il mondo, che dovrebbe essere la norma in questo paese per impedire sprechi e ruberie». Si vuole ulteriormente ricordare che a Lucano non si stanno rivolgendo accuse sulle sue ideologie politiche, ovvero l’integrazione degli extracomunitari o la sua lotta alla mafia, ma si mette in discussione come le ha affrontate.

Infine riportiamo le parole del Gip Di Croce, ovvero colui che ha ritenuto errati cinque capi di accusa su sette avanzati dalla Procura di Locri: «C’è stata una lunga serie di irregolarità amministrative e di illeciti penalmente rilevanti. Per il proseguimento dei suoi scopi, poi, l’uomo non risparmiava il ricorso a condotte non solo penalmente, ma anche moralmente riprovevoli. L’indagato vive oltre le regole, che ritiene di poter violare nell’ottica del «fine giustifica i mezzi»; dimentica che quando i mezzi sono le persone, il fine raggiunto tradisce quegli stessi scopi umanitari».