Riforma: Renzi e Boschi, bugie e populismo

Pur non volendo assolutamente cadere in facili quanto dannose generalizzazioni, è importante capire anche quali sono gli argomenti utilizzati dallo schieramento del «Sì» (rappresentato in primo luogo dal Governo) per convincere gli elettori. Senza pretesa di completezza, proviamo a fornirvi qualche esempio.

«Sono 70 anni che stiamo aspettando la fine del bicameralismo paritario» (Maria Elena Boschi, 17/9/15)
«Questa riforma è attesa da 70 anni» (Matteo Renzi, 17/9/15)
Ovviamente queste citazioni sono due sciocchezze: al di là dell’invecchiamento per eccesso della Carta, che nel 2015 aveva 67 anni, è demenziale l’argomentazione del premier, che poi è la stessa del ministro Boschi.
Matteo Renzi non spiega chi starebbe attendendo da 70 anni una riforma come questa. Ammesso e non concesso che il bicameralismo paritario fosse una scelta non condivisa da tutti i costituenti, è difficile pensare che se davvero la maggioranza era contraria si sia voluto mantenerla comunque. Da notare che un sondaggio del 3 maggio 2016 mostra come solo 6 italiani su 100 ritengono una priorità la riforma della costituzione, soprattutto di fronte a questioni ben più urgenti: il rilancio dell’economia, le tasse troppo alte e la presenza ingombrante e dannosa della legge Fornero.
Renzi e la Boschi hanno giocato una carta efficace sul piano comunicativo ma basata sul nulla, se non — forse — sulle loro lacunose conoscenze storiche e su sondaggi i cui risultati evidentemente conoscono solo loro.

«Gli italiani devono decidere se vogliono meno costi e posti per la politica» (Maria Elena Boschi, 27/4/16)
«1, 2, 3 morto!» (Matteo Renzi, 1/6/16)
Al di là dell’ultima frase, i cui toni sono propri del grande statista, il senso è chiaro: uno dei pregi della riforma è quello di far sì che «un politico su tre andrà a casa», citando il premier (31/5/16), e questo porterà a enormi risparmi. Purtroppo, anche se giova al buonumore pensarlo, non sarà così: dire che «un politico su tre andrà a casa» è falso perché eliminare 315 politici su più di un milione di persone che in Italia a vari livelli vivono di politica non è una riduzione del 33% bensì dello 0,3% scarso. Anche pensando che si riferisse ai senatori: ne vanno «a casa» 315 su 315 (i 100 «inseriti» sono già considerati nel conteggio in quanto sindaci e consiglieri regionali) quindi il 100%. Attendiamo delucidazioni in merito.
Ma anche la questione dei costi si rivela una fesseria: come vi abbiamo già (di)mostrato il risparmio è alquanto irrisorio, mentre le indennità dei deputati rimarranno intatte e continueranno così a consistere in circa 18mila euro netti al mese e i vitalizi seguiteranno a esistere. Questo è in netta contraddizione con le seguenti promesse: «La riforma del Senato per risparmiare un miliardo», «Siamo alla grande svolta sul Senato che, insieme all’abolizione delle province, farà risparmiare un miliardo all’anno». Chi ha detto queste sciocchezze? Matteo Renzi, obviously.

«Anche Berlinguer parlava di monocameralismo» (Matteo Renzi, 21/5/16)
A parte il fatto che il povero Enrico Berlinguer si starà rivoltando nella tomba, è vero che, come anche Stefano Rodotà e Pietro Ingrao, aveva proposto il monocameralismo, ma in un periodo storico in cui la legge elettorale permetteva l’elezione dei parlamentari e non c’era premio di maggioranza.
Ma questi discorsi sono inutili: abbiamo già visto che la riforma non abolisce il Senato, quindi questa citazione (oltreché approssimativa) è anche del tutto fuori luogo: come se a una sagra del bigolo si parlasse di pizza.

«Quella del No ormai è un’alleanza strutturata: tutti contro il governo. Sarà bello vedere insieme Salvini e Vendola, Grillo e Brunetta e Berlusconi» (Maria Elena Boschi, 19/4/16)
A parte il fatto che la denigrazione degli avversari politici è quanto di più becero ci sia, al ministro Boschi consigliamo di pensare al motivo per cui gli unici a essere favorevoli alla riforma sono quelli che sostengono il governo. Dei quattro «grandi» partiti (Pd, M5S, Fi e Lega), solo una parte del Partito Democratico è favorevole alla modifica della Costituzione, guarda caso proprio la parte di coloro che sostengono il governo.
Dall’altra parte della barricata ci sono Salvini, Grillo, Forza Italia (che all’inizio era favorevole col Patto del Nazareno), ma anche l’Anpi, Casapound, il Fatto, il manifesto, il nostro blog e tanti insigni costituzionalisti. È tanto malizioso sospettare che, se c’è davvero qualcosa di buono nel ddl Boschi, sia strano che a vederlo siano solo i seguaci del premier?