Intervista a Roberto Fico (M5S): fra Rai, italicum e regionali

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Roberto Fico è stato eletto alle ultime elezioni politiche alla Camera nelle file del Movimento 5 Stelle e, rinunciando all’indennità aggiuntiva, è diventato presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai. Con Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Carla Ruocco e Carlo Sibilia fa parte del «direttorio» pentastellato. Gli abbiamo telefonato mentre era in cammino da Perugia ad Assisi: una marcia per sostenere il reddito di cittadinanza che prevede un aiuto statale per un massimo di 3 anni ai disoccupati e agli indigenti. In questo lasso di tempo al cittadino vengono proposti 3 lavori differenti, se non ne accetta nessuno, allo scadere del terzo anno non viene più elargito il reddito. «I parlamentari devono stare sempre dalla parte dei più poveri», questo il commento di Fico a riguardo.

Cosa ne pensi dell’italicum?
Il mio parere sulla nuova legge elettorale è ovviamente negativo anche perché mantiene dei problemi di incostituzionalità come il porcellum: ha un premio di maggioranza esagerato e ha i capilista bloccati che, con una camera sola, porta inevitabilmente ad avere una stragrande maggioranza di nominati. Mattarella, firmandola, ha compiuto un atto irresponsabile. Io speravo che in fondo il nuovo Presidente della Repubblica appartenesse un po’ meno al sistema ma alla fine l’hanno eletto queste persone per fare i loro interessi.

Alla Camera la vostra deputata Carla Ruocco è stata chiamata «Zoccola» da Francesco Sanna del Pd ma siete stati sospesi voi che urlavate «onestà!». Com’è possibile una situazione così paradossale?
Questo è davvero incredibile soprattutto perché Sanna alla fine si è rimangiato lo «Zoccola» affermando di aver detto «Zacc’a strada» che in sardo significa «Esci fuori!». Non hanno nemmeno il coraggio di dire quello che pensano e di ripetere le offese che dicono ai nostri parlamentari. Codardi fino in fondo!

Tu sei Presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, come giudichi l’informazione fornita dalla Tv di Stato?
L’informazione ha senza dubbio bisogno di un rinnovamento culturale: bisogna proprio cambiare paradigma e soprattutto avere una nuova generazione di giornalisti che vengono fuori da un’idea libera e indipendente di giornalismo, piuttosto che dall’idea che l’informazione in qualche modo debba essere legata ai partiti. Quindi molto spesso i giornalisti del servizio pubblico appartengono ad aree politiche e partitiche. Questo a mio parere porta al danno più grande che un giornalista possa arrecare svolgendo la propria professione.

Ma è possibile che un’azienda statale come la Rai possa godere di questa libertà?
Assolutamente sì se il parlamento lo vuole. La legge che il M5S ha presentato alla Camera e al Senato affermava che il cda della Rai venisse eletto con modalità tali da garantire l’indipendenza dell’informazione e la libertà. Tutto si può fare, basta volerlo. Il governo Renzi non vuole farlo.

Siete ottimisti sulle regionali del 31 maggio?
Siamo ottimisti ma non potrebbe essere altrimenti perché il nostro è un movimento che cresce e che coinvolge sempre più persone. Continuiamo ad essere noi stessi cercando di fare quello che abbiamo promesso e quindi siamo ottimisti al di là del risultato delle regionali.