Andrea Scanzi – La vita è un ballo fuori tempo

La vita è un ballo fuori tempo
Andrea Scanzi
Rizzoli – 2015 – 18 euro

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Negare che Andrea Scanzi sappia scrivere bene è come definire Maurizio Gasparri un politico capace: un’assurdità. Per questo non intendiamo lanciarci in panegirici diretti al giornalista del Fatto: già il suo ego è enorme, se insistiamo corriamo davvero il rischio che esploda.
Scherzi a parte,
La vita è un ballo fuori tempo, primo romanzo di Scanzi, è una sorta di «favola moderna»: anche qua ci sono i cosiddetti buoni e pure i cosiddetti cattivi. Alla prima categoria appartengono innanzitutto il protagonista Stevie, un giornalista che tira a campare con servizi esaltanti sulla Dinamo Brodo, una squadra di calcio che non fa altro che perdere; poi c’è il nonno nerd Sandro, che assomiglia molto a Pertini, e che inventa videogiochi con un gruppetto male assortito di novantenni mentre sogna la rivoluzione e ingurgita bacche di Goji. Fra i cattivi vediamo in primo piano il premier Tullio Stelvio Bacarozzi e tutto il suo entourage nonché il direttore e la redazione del giornale in cui lavora Stevie.
Questa dicotomia manichea, tipica delle favole, amplifica ulteriormente il grottesco e il caricaturale che sono gli elementi fondanti di questo romanzo. «
Mi inquieta molto che per esempio quando si legge di Bacarozzi, premier di Lupinia, tutti automaticamente pensano all’attuale presidente del Consiglio», ci ha raccontato Scanzi alcuni giorni fa. Il collegamento fra Bacarozzi e Renzi è a dir poco scontato, però il premier di Lupinia esprime anche caratteristiche che appartengono un po’ a tutti i politici nostrani. La vita è un ballo fuori tempo è, sempre in riferimento alla dicotomia di cui sopra, all’insegna dell’esagerazione: non esistono personaggi «normali» o «realistici»: in una Lupinia che pare davvero simile all’Italia, i protagonisti del romanzo hanno fissazioni portate all’estremo, sono esattamente delle caricature.
Ma non pensi il lettore che il libro di Scanzi si esaurisca in una critica velata alla nostra società: il giornalista, alla luce anche (ma non solo) del proprio
background politico e culturale, cerca di trovare – e in parte ci riesce – una soluzione al clima di «pace terrificante», citando De André, in cui è immersa Lupinia. Saranno i buoni, tutti uniti e con qualche aggiunta dal nome piuttosto improbabile, a cercare il riscatto. Dovremmo forse prendere esempio?

La mia intervista a Andrea Scanzi

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