Solo la conoscenza ci rende antifascisti

squillino le trombe suonate dai soliti noti: come ci ha raccontato Debora Lupini, sta per nascere a Predappio, paese natale di Benito Mussolini, un museo sul fascismo. Aprirà probabilmente nel 2019, ma già oggi ci si indigna soprattutto per i 4,5 milioni di euro (sui 5 necessari) di fondi pubblici utilizzati. Secondo un sondaggio sul sito della Stampa, aggiornato alle 19:30 di ieri (quando queste righe venivano scritte), 6 votanti su 10 si dicono contrari ai 2 milioni dati dal governo per questa iniziativa.

Mussolini e Claretta Petacci
Mussolini e Claretta Petacci

È davvero difficile comprendere le motivazioni di coloro che non condividono un investimento governativo sulla cultura: come ricordava Lupini nell’articolo pubblicato un’ora fa, siamo il paese che si divide ancora, dopo 70 anni di repubblica, fra antifascisti e fascisti, e questi ultimi sono in buona parte anche giovani. Si dichiara «fascista» anche una parte di una generazione che non ha vissuto né il fascismo, né gli anni del terrorismo rosso e nero; il museo di Predappio lo dedichiamo idealmente a loro che credono che per osannare il Duce e seguire i suoi consigli basti condividere qualche immagine sui social network (ne avevamo parlato qui).
Il fascismo fa parte della nostra storia e non possiamo ignorarlo: essere infastiditi dal nostro passato, come il deputato Sel Giovanni Paglia («Realizzare un museo del fascismo è un’idea sbagliata, per di più con finanziamenti pubblici»), significa non averci fatto i conti, e questo è il miglior fertilizzante per i movimenti neofascisti.