Padova: il teatro di Gigia censurato al Don Bosco

La Chiesa è molto più eterogenea di quanto sembri, soprattutto nel 2016: lasciando perdere papa Francesco, figura molto complessa e a tratti controversa il cui ritratto meriterebbe ben altri spazi, desideriamo occuparci invece di parroci e sacerdoti di quartiere o di città. Molti di loro stanno nel «giusto mezzo» delle cose, mentre delle minoranze si collocano nell’estremo più progressista o in quello più conservatore. Oggi vogliamo proprio parlarvi di quest’ultima parte della Chiesa e di un episodio deprimente che è successo a una giovane attrice teatrale padovana, Giorgia «Gigia» Mazzucato.

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Lo spettacolo incriminato è la sua ultima creazione, Gesù aveva l’erre moscia, «una storia alternativa di Gesù, che pur restando il Figlio di Dio e il Messia che conosciamo, mostra il suo lato umano e ironico in una visione dissacrante, brillante, ma non offensiva». Evidentemente così non è sembrato ai salesiani a cui appartiene il Piccolo Teatro «Don Bosco» di Padova, in cui si sarebbe dovuta tenere la prima dello spettacolo.
Giorgia, per molte ragioni affezionata a quel luogo, aveva affittato la sala un anno fa non temendo un rifiuto da parte della proprietà: «I salesiani si sono sempre dimostrati gentili e non invadenti nei confronti della proposta artistica che portavo di volta in volta», quindi perché avrebbe dovuto nutrire qualche dubbio questa volta?
Pochi giorni fa, dopo aver loro inviato la locandina dello spettacolo, Giorgia Mazzucato riceve una mail che recita come segue: «Mi auguro che (lo spettacolo, ndr) sia sì dissacrante ma… non troppo. Dario Fo, per intenderci è proibito dalla proprietà del teatro che, come noto, è una realtà religiosa cattolica, molto sensibile come ovvio alla figura di Gesù: scherza con i fanti ma lascia stare i santi… Può sembrare una censura preventiva, ma, scottati da precedenti spettacoli, ora temiamo anche l’acqua fredda».
Nonostante il paragone con Dario Fo che ha fatto ovviamente piacere all’attrice, che è stata allieva del premio Nobel, tutto il resto lascia davvero attoniti. Giorgia ci prova anche al telefono ma, all’obiezione giorgiache il lato umano di Cristo possa essere interessante sia per i cattolici sia per i non cattolici, la risposta è stata categorica: «Non possiamo farlo. Devo rendere conto alla mia coscienza e ai fedeli della parrocchia».
Venire a conoscenza di questa storia ha lasciato senza parole chi scrive: se da un lato fortunatamente (grazie a Dio, verrebbe da dire) a Padova ci sono altri luoghi in cui Giorgia può mettere in scena il proprio spettacolo — cosa che in effetti ha intenzione di fare in tempi anche alquanto ristretti —, dall’altro lato è disarmante la schiettezza dei salesiani che hanno mostrato di non nutrire fiducia né in Giorgia, che conoscono e ospitano da anni, né nel pubblico: non volendo lanciarci in paragoni azzardati, durante la Controriforma venivano bruciati sul rogo uomini e libri proprio perché si pensava che il popolo non fosse abbastanza maturo per ascoltare i primi e leggere i secondi in modo critico; allo stesso modo lo spettacolo di Giorgia è dovuto saltare perché i salesiani (o chi di loro ha preso questa decisione) hanno preferito evitare che il pubblico ascoltasse certe cose (e in questo caso si sono fatti portavoce di un paternalismo da «carota e bastone» fuori tempo massimo) oppure hanno voluto evitare che venissero fuori polemiche, ossia che il buon nome dell’istituzione venisse accompagnato a uno spettacolo ironico e dissacrante (e in questo caso si sono fatti portavoce di un perbenismo e di una mancanza di spessore non meno gravi del paternalismo suddetto).
Ci pare giusto e doveroso diffondere questa storia raccontandovela, non tanto per Giorgia Mazzucato che troverà presto un’altra location migliore del Don Bosco, ma per far sapere a tutti con chi abbiamo a che fare: forse sarebbe bene ricordare ai salesiani del Piccolo Teatro che è finito il tempo in cui il rispetto per l’istituzione soffocava ogni protesta, e quindi è anche finito il tempo delle censure, tuttalpiù se preventive.