Testimonianza dalla Cina: «La nostra fase 2 e il piano del Governo per le imprese»

Lin è una giovane donna che vive nella città di Guangzhou, nella provincia del Guangdong, in Cina. Sì, proprio lì dove tutto pare essersi originato, il Paese che a gennaio sembrava dovesse essere l’unico al mondo a soffrire di Coronavirus e che, invece, poi, è stato tristemente eguagliato e pure superato in termini di contagiati e di deceduti.

Risulta particolarmente interessante venire a sapere che succede ora in quelle latitudini, dal momento che qui scalpitiamo per accedere alla cosiddetta fase 2, mentre lì già la stanno assaporando. Domandiamo, perciò, a Lin come è organizzata: «Ci siamo fermati dal 19 gennaio a metà febbraio. La maggior parte di noi adesso sta lavorando. Io ho ripreso il 10 febbraio, alcuni il 15». La vita lavorativa è quindi ripartita, ma certo non si può dire che la Cina sia tornata alla normalità: «Continuiamo a uscire poco di casa per contenere il virus. In giro ci sono meno persone. Si può restare a lungo all’aperto solo per fare sport». E i luoghi di aggregazione? La donna ci spiega che i punti dedicati all’intrattenimento come i cinema e i teatri hanno ancora le porte serrate, mentre è possibile realizzare spettacoli fuori. In generale, però, i cinesi cercano di non creare assembramenti, se non strettamente necessari: «Tutti sono più responsabili ora», osserva Lin.

Veniamo all’aspetto sanitario. Anche in Cina, appena scoppiata l’emergenza, il personale medico si è trovato in difficoltà: «A Wuhan, all’inizio di gennaio, le risorse mediche erano molto limitate e non si disponeva di abbastanza medici. Circa due settimane dopo, oltre 40.000 tra dottori e infermieri si sono recati lì per sostenere i colleghi. Così, il problema è stato alleviato». La nostra intervistata prosegue raccontando come vengono gestiti i positivi al Covid-19: «Le persone con sintomi lievi sono rimaste a casa all’inizio perché non si sapeva che potessero infettare gli altri così tanto; in seguito, si è scoperto che potevano contagiare le loro famiglie. Il governo ha istituito in pochi giorni ospedali con delle cabine per trattare separatamente le persone gravi, moderate e lievemente infette e i malati non sono più stati lasciati nelle loro abitazioni».

Passiamo ai risvolti economici di questa pandemia. Lin di mestiere esporta giochi gonfiabili in tutto il mondo, perciò sta riportando serie perdite. Tuttavia, non si sente abbandonata dallo Stato: «Il 9 febbraio il Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione ha pubblicato la “Comunicazione sull’aiuto alle piccole e medie imprese per riprendere la produzione e far fronte alle difficoltà dovute all’epidemia di polmonite da nuovo coronavirus”. Si tratta di misure come un ulteriore rafforzamento del sostegno finanziario per le piccole e medie imprese e per la loro innovazione, un ulteriore rafforzamento dei servizi pubblici e del coordinamento generale, per raggiungere una ripresa ordinata della produzione».

Riportiamo qui alcuni tra i punti più rilevanti di questo provvedimento. Ad esempio, il numero 9: «Rafforzare i servizi di garanzia finanziaria (…) Per le piccole e microimprese che non hanno la capacità di rimborsare, gli enti di garanzia del finanziamento pubblico a tutti i livelli che forniscono servizi di garanzia del finanziamento dovrebbero eseguire prontamente gli obblighi compensativi, prolungare il periodo di recupero in modo adeguato in base all’impatto dell’epidemia e soddisfare le condizioni per la cancellazione, secondo la normativa sulla compensazione delle perdite». Anche il punto 12 è significativo: «Organizzare lo sviluppo di tecnologie correlate e innovazioni di prodotto per la prevenzione e il controllo delle epidemie. Incoraggiare piccole e medie imprese specializzate a compiere scoperte tecnologiche e innovazioni nella produzione di tecnologia di rilevazione, vaccini farmaceutici, dispositivi medici, dispositivi di protezione, ecc. per la prevenzione e il trattamento delle infezioni polmonari». E ancora, una spinta alla digitalizzazione, qualora ve ne fosse bisogno, in un Paese così progredito sul piano tecnologico: «Supportare la trasformazione digitale aziendale. Promuovere con forza i servizi della piattaforma Internet per le piccole e medie imprese, promuovere attivamente l’ufficio online, le videoconferenze, la collaborazione remota e la gestione digitale, sulla base delle quali migliorare in modo completo il livello di informazioni gestionali delle piccole e medie imprese. Aiutare le aziende che forniscono servizi offline a innovare i modelli di business ed espandere i servizi online. Accelerare la diffusione di applicazioni Internet 5G e industriali, promuovere una serie di applicazioni software industriali adatte alle PMI e supportarle per migliorare la produzione».

Infine, ci incuriosiamo sulle tecniche di controllo sociale adoperate dal Governo cinese. Lin, però, si mostra evasiva sulla questione e si limita a rispondere in questo modo: «La polizia mantiene l’ordine e la stabilità all’esterno».