Le incongruenze delle testimonianze sull’agenda rossa – parte 4

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Una volta interrogato sul suo tempo di permanenza in Via D’Amelio, Ayala rispose di non esserci stato neanche un minuto, anche se successivamente il Magistrato Luciani gli ricorda che nell’interrogatorio del ’98 disse di essere stato in Via D’Amelio per circa un’ora, tanto che si agitò quando sentì questa verbalizzazione, mentre in quello del 2005 disse di esserci stato per soli circa venti minuti.

TESTE AYALA G. –«…Dopo ma sarò rimasto ma neanche un minuto, perché c’era il problema di andare ad avvertire i miei figli, questo cosa che io, naturalmente, non potevo sapere essendo lì, perché non è che guardavo la televisione, ovviamente… »

Ayala fa riferimento all’andare ad avvertire i figli perché Cavallaro, in Via D’Amelio, gli disse che si stava diffondendo la notizia tramite televisionie giornali che fosse lui l’obiettivo dell’attentato, e che quindi fosse morto.

P.M. Dott. LUCIANI – «Perché in questo verbale (…) dell’8 aprile del ’98 lei fa una stima di questo tempo e dice: «Complessivamente, pertanto, rimasi sul posto circa un’ora, forse anche meno».

TESTE AYALA G. – «Un’ora?»

P.M. Dott. LUCIANI – «E questa è la verbalizzazione».

TESTE AYALA G. – «Ma questo è un errore clamoroso, bisogna leggere i verbali prima di firmarli. Ma quale un’ora? (…) Questo è un errore di verbalizzazione clamoroso».

TESTE AYALA G. – «E nel verbale del 2005 che cosa ho detto?».

P.M. Dott. LUCIANI – «No, no, in effetti, poi, nel verbale del 2005 lei dichiara di essere rimasto sul posto (…). Io l’ho segnato, che è quello del settembre del 2005, lei dice per non più di venti minuti».

È molto importante constatare che durante l’interrogatorio di Ayala, anche facendo riferimento ai fatti da lui raccontati, lui non dichiara mai di aver guardato all’interno della borsa, neanche assieme al capitano Arcangioli, cosa che quest’ultimo ha dichiarato durante il suo interrogatorio. Difatti Ayala non ricorda neanche se la borsa del Dott. Borsellino fosse pesante o leggera, dato che a detta sua ce l’avrebbe avuta in mano solo per poco tempo.

Testimonianza Cavallaro

Cavallaro è un giornalista amico di Ayala che abitava anch’esso nei pressi del luogo della strage.
La testimonianza di Cavallaro è molto simile a quella di Ayala. Difatti racconta che arrivò a fianco alla portiera aperta sinistra dell’auto blindata di Borsellino e che ne vide all’interno una borsa tra il sedile posteriore e il sedile anteriore, dopo di che probabilmente un agente di polizia o un carabiniere prese la borsa e stava per dargliela pensando che fosse un collaboratore di Ayala, ma lui rifiutò di prenderla.

Di seguito uno stralcio dell’interrogatorio. 

TESTE CAVALLARO F. – «No, assolutamente, no. La scena è di questo agente o carabiniere che, pensando di avere individuato un collega che stava accanto ad Ayala, quindi non riconoscendomi come giornalista o curioso, pensava di dovere dare a me, perché poi c’era il magistrato; che poi in quel momento non era neanche magistrato, quindi è proprio una commedia degli equivoci che si svolge… si sviluppa nell’arco di pochi secondi, perché io credo di avere quasi sfiorato il manico della borsa, ma senza neanche averlo tenuto per qualche minuto. Però lo sguardo mio rivolto al dottore Ayala era per dire, dice: «Ma che ne facciamo? Perché la dà a noi?» E a quel punto si materializza davanti a noi un ufficiale dei Carabinieri in divisa, io adesso non so dirle se era un colonnello o un maggiore o un capitano, perché non… non lo ricordo, però certamente un ufficiale dei Carabinieri, che non… non sono mai riuscito a riconoscere in tante foto che ho visto, perché ho cercato io stesso di capire, ma… A chi l’abbiamo data ‘sta cosa così importante. E Ayala credo che abbia scambiato una battuta o comunque la cosa più normale in quel momento era di consegnare una borsa così importante ad un rappresentante dell’apparato investigativo, anche perché tra l’altro Ayala, non essendo magistrato, non aveva alcun titolo per prendere (…) trattenere la borsa. E quindi questa borsa per noi, così, è un ricordo sfumato, ma indelebile nella successione, no? Questo ragazzo, un agente, un carabiniere giovane in borghese, io che sfioro il manico, uno sguardo con il dottore Ayala, Ayala che dice: «Ma io che c’entro?» Anche se me lo dice con gli occhi, il carabiniere davanti a noi, la cosa più logica è consegnare la borsa all’ufficiale».

Continua…