Esci da questo tweet: Mario Adinolfi

Di Tito Borsa
«Al gay mitomane 9 in condotta, alla prof accusata di omofobia e totalmente scagionata dagli allievi solo bullismo». (4.2.15). Bullismo contro un’insegnante? Regalategli uno Zingarelli.
«I laicisti sono i miei avversari. I cattolici sono tutti miei fratelli in battaglia. Parliamo solo dialetti diversi». (3.2.15). A parte il fatto che «laicista» è un neologismo dal significato ancora oscuro, a quando la battaglia campale?
«Non farmi ingenuo Marco. Non lo sono. So cosa accadrà. E so che è meglio avere Mattarella che Emma Bonino lì. Per resistere». (3.2.15). Se magari ci rendessi partecipi delle tue previsioni, te ne saremmo grati. Complimenti comunque per il sapiente utilizzo della reticenza retorica.
«Buongiorno. Non ho voce e sono in diretta a Radio 24. Allungate le orecchie». (3.2.15). Io lo prenderei invece come un segno divino: la grazia di non doverti ascoltare un’altra volta – dopo che sei tutti i giorni o in tv o in radio – nemmeno sbagliando a sintonizzare.
«Keep calm. Un bel respiro, fottersene degli insulti e dei cretini. Keep calm, sono solo le prime ore della settimana. Keep calm». (2.2.15). 3,2,1, Nirvana raggiunto.

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Anche qua, come nel caso di Matteo Salvini di ieri, ci sono alcuni tweet «fuori concorso»: si tratta di quelli in cui Adinolfi pubblicizza il suo giornale La Croce. L’incipit è sempre lo stesso «Oggi non potete perdervi La Croce perché». Un direttore fantasioso.
Ultima annotazione la merita il tweet,
indirizzato ad Adinolfi, scritto da una certa Rossella: «Gentile Mario, che ne pensa di Wurst al Festival (di Sanremo, ndr). Da insegnante son preoccupata». Vi lascio a sfogare le risate. Ragionateci su però: siamo un paese sull’orlo del baratro e c’è chi perde tempo – e utilizza la propria (poca, per fortuna) popolarità – per combattere le battaglie medievali contro i «laicisti» e le più contemporanee guerre contro l’«ideologia gender». A voi trarre le conclusioni.