Un ritratto matematico di 3 settimane di emergenza Coronavirus

Avvertenza: i dati utilizzati in questo articolo sono quelli presenti sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornati al 14 marzo 2020


In piena emergenza coronavirus se la prima cosa da fare è stare a casa, la seconda è informarsi. Chi scrive non è un medico, infatti oggi non cercheremo di parlare dell’aspetto scientifico dell’epidemia, bensì di quello matematico. Cercheremo di analizzare i dati, disponibili sul sito dell’Iss, dal 24 febbraio al 14 marzo 2020. 

Avvertenze sui dati

Un’importante precisazione: i dati sui casi di positività vanno ovviamente presi in relazione al numero di tamponi fatti. Questo perché una circolare del Ministero della Salute ha imposto di fare i tamponi solamente sulle persone che presentano sintomi simili a quelli del coronavirus o che ha avuto contatti con soggetti potenzialmente positivi. Questo significa due cose: 1. Il dato dei casi in Italia è sottostimato perché ci potrebbero essere soggetti che hanno (o hanno avuto) il virus e che non sono stati sottoposti al tampone perché la loro situazione clinica non grave non è arrivata al vaglio delle autorità; 2. Il dato di mortalità è altrettanto sovrastimato perché definito in relazione al numero dei casi certi e perché «non si riesce ancora a distinguere tra coloro che sono morti a causa del virus e quelli che sarebbero comunque morti e semplicemente ospitavano il virus», ha spiegato a Repubblica Paolo Vineis, professore ordinario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra e responsabile dell’Unità di Epidemiologia Molecolare ed Esposomica presso l’Italian Institute for Genomic Medicine di Torino.

Le giornate fondamentali

Fatte queste premesse, cerchiamo di utilizzare i dati che abbiamo per descrivere cinque situazioni. Il 24 febbraio, il primo giorno presente nello storico, la situazione era la seguente: 221 positivi in quel momento, 1 dimesso perché guarito, 7 decessi. Per un totale di 229 casi in Italia su 4324 tamponi effettuati. 

Il 7 marzo, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha deciso di far stare in casa gli abitanti delle zone più colpite, si parlava di 5061 positivi (+1145 rispetto al giorno precedente), 589 dimessi guariti, 233 morti. Un totale di 5883 casi in Italia su oltre 42mila tamponi effettuati. 

Passiamo al 9 marzo, il giorno in cui Conte ha annunciato l’estensione della zona rossa a tutto il Paese. 7985 casi (+1598 rispetto all’8 marzo), 724 dimessi guariti, 463 morti. 9172 casi, insomma, su quasi 54mila tamponi effettuati. 

L’11 marzo è quando viene decisa la chiusura di numerose attività. Quel giorno si è superata la soglia dei 10mila positivi (10590, +2076 rispetto al 10 marzo) e dei mille morti (1016), a fronte di 1045 dimessi guariti. Per un totale di 12462 casi su circa 86mila tamponi.

Il 14 marzo, ultimo giorno dei dati in nostro possesso, si parla di 17750 attualmente positivi (+2795), 1966 dimessi guariti, 1441 morti. Un totale di 21157 casi su 109170 tamponi effettuati. 

L’aumento dei casi

In 20 giorni si è passati quindi da 229 a 21157 casi, un aumento medio di 1046,4 casi al giorno. La realtà però è ben diversa. Gli aumenti sono passati da i +90 del 25 febbraio ai +2795 del 14 marzo. Ogni giorno si ha avuto un numero maggiore di nuovi casi, con alcune eccezioni. Se il 9 marzo, per esempio, si sono avuti 1598 nuovi casi, il 10 segna «solo» +529, mentre l’11, con +2076, purtroppo torna perfettamente nel trend. 

Qui sotto potete trovare un riassunto «visivo» dell’andamento dell’aumento dei casi giorno per giorno. 

I pazienti in ospedale

L’ultimo dato che analizziamo oggi è quello di chi ha contratto il coronavirus ed è ricoverato ospedale. Questo dato, passato dalle 127 persone del 24 febbraio alle 9890 del 14 marzo, comprende sia chi si trova in terapia intensiva sia invece chi no. 

Prima dell’epidemia di coronavirus, in Italia c’erano 5090 posti in terapia intensiva, distribuiti in modo non omogeneo tra Nord, Centro e Sud. Le singole Regioni e lo Stato si stanno attrezzando per aumentare i posti letto in terapia intensiva, visto che al 14 marzo già 1518 soggetti affetti dal virus ne hanno bisogno. Senza poi contare chi ne necessita per motivi diversi dal coronavirus. 

Continua…