Urgenza borse per i medici specializzandi, non più studenti

Il 26 giugno Marco Bussetti, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha firmato i decreti che stabiliscono l’esatto numero di studenti ammessi nella facoltà di Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 2019-2020. A ottobre le università accoglieranno 11568 studenti, quasi 1800 posti in più rispetto ai 9779 dell’anno scorso. Secondo le dichiarazioni del Ministro, questa decisione mira ad arginare il problema di carenza del personale medico che minaccia la futura efficienza del Sistema Sanitario Nazionale.

La carenza di nuovi medici sta già manifestando i primi effetti ma la massima crisi si verificherà intorno al 2025. Secondo un’analisi dell’ANAAO-Assomed (Associazione Medici Dirigenti), dei 105 mila medici specialisti attualmente attivi in Italia ne potranno potenzialmente andare in pensione 52 mila, cioè la metà: evento mai accaduto prima. Nello stesso lasso di tempo, tuttavia, gli studenti attualmente in formazione non saranno in grado numericamente di sopperire a tale turnover: confrontando le stime di flusso pensionistico con i neospecializzati da oggi al 2025, risulta una carenza netta di 16.700 medici, soprattutto in Piemonte (ne mancheranno più di 2.000) e Lombardia (1.921).

L’estrema carenza di personale si ripercuoterà in modo drammatico sulla qualità di assistenza che il SSN offre alla popolazione: per sopperire al deficit, i medici saranno costretti a turni lunghi ed estenuanti, riduzione delle ferie e aumento dello stress sul lavoro con amplificazione del rischio di burnout. Le liste di attesa per le prestazioni sanitarie (già oggi spesso snervanti) si allungheranno inevitabilmente e tutto ciò si ripercuoterà soprattutto sui pazienti.

È evidente che, essendo il percorso formativo lungo almeno 11 anni, aumentare oggi i posti disponibili nella facoltà di Medicina e Chirurgia permetterà un aumento dei medici specialisti solo dal 2030 in poi, ben dopo il 2025. Ciò di cui avrebbe veramente bisogno il sistema universitario è un aumento significativo e immediato delle borse di specializzazione. Infatti, migliaia di medici neolaureati si trovano in un limbo in cui non possono lavorare né proseguire il percorso formativo perché vengono esclusi dalle borse di specializzazione: l’anno scorso sono stati concessi 7.000 posti a fronte di 16.000 candidati. Se venisse sfruttata la risorsa già disponibile di questi medici, definiti «camici grigi», la carenza di personale verrebbe arginata in tempi più celeri. Il Ministro ha in passato espresso la volontà di incrementare i posti ed effettivamente si dice che quest’anno dovrebbero essere leggermente aumentati, ma ciò (ammesso che si verifichi) è ancora ben lontano dall’essere sufficiente. Il MIUR infatti non ha ancora emesso alcun comunicato ufficiale a proposito e ieri, il 2 luglio, 18.000 candidati hanno affrontato il test senza nemmeno sapere esattamente quante borse saranno effettivamente finanziate.

Il SISM (Segretariato Italiano degli Studenti di Medicina) ha emesso un comunicato ufficiale che sottolinea ulteriori criticità nel provvedimento del Ministro Bussetti. In primo luogo, il SISM fa notare che le Università, senza nuovi fondi, potrebbero trovarsi in difficoltà ad accogliere un maggior numero di studenti: Ferrara è un esempio emblematico di questo problema, in quanto dovrà passare dai 183 studenti di quest’anno ai 600 dell’anno prossimo. Il corso di laurea in Medicina, soprattutto a causa dei tirocini pratici, ha necessità di adeguati spazi e importanti risorse, altrimenti si rischia di abbassare il livello formativo offerto. In sintesi, il SISM dichiara che un ampliamento del numero dei posti disponibili a Medicina sia utile e produttivo «solo quando sia commisurato effettivamente ai bisogni di salute espressi dal territorio, sia accompagnato da un progressivo aumento dei fondi destinati al finanziamento delle borse di specializzazione e sia sostenibile da un punto di vista della qualità formativa».