Qualche verità storica sul Fascismo

Nonostante siano passati quasi 70 anni dalla nascita della Repubblica italiana, il fascismo esiste ancora: sono decine di migliaia i «nostalgici» (termine generico ma efficace) che vorrebbero il ritorno di Benito Mussolini. Vista l’enorme quantità di persone coinvolte e l’estrema attualità della tematica (basta guardare alla vicinanza alla Lega di una parte di Casa Pound), cercheremo di approfondire il fenomeno provando a mettere da parte ogni pregiudizio.

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Dando un’occhiata sul web (come potete vedere qui) e ascoltando un’amica vicina agli ambienti fascisti, siamo arrivati alla – banale – conclusione che nel 2015 gran parte dei simpatizzanti neri è ampiamente disinformata su come andarono davvero le cose durante il Ventennio: «Il Duce per il paese ha fatto tanto: la bonifica di intere pianure, le riforme sul lavoro, la creazione delle pensioni, il bilancio dello Stato positivo – ci dice l’amica a cui abbiamo chiesto di spiegarci perché si definisce fascista – Era una persona che guidava un paese senza chiedere nulla in cambio». E la soppressione di ogni forma di opposizione? «Era pur sempre una dittatura e come tale fermava chi non era d’accordo con essa. Gli errori del fascismo li conosco, ma grazie alla ribellione degli oppositori guarda dove siamo finiti. Io non voglio una dittatura, bensì una persona coi coglioni come lui (e come per esempio Putin in Russia) che pensi al bene del paese e non alla poltrona che occupa». Come ho già detto alla diretta interessata, non stiamo facendo un «processo al fascismo» ma stiamo indagando da dove ha origine il continuo fervore per un’ideologia che dovrebbe essere morta e sepolta da 70 anni. A scanso di equivoci: con queste parole chi scrive non intende dichiararsi favorevole al ritorno del regime (o di qualcosa/qualcuno di simile), bensì ritiene inutile scatenare una querelle fra fascisti e antifascisti che non porterebbe da nessuna parte, visto che ognuno ha le sue idee ed è quasi impossibile fargliele cambiare.
Il fascismo del XXI secolo si propone come l’apice del reazionarismo politico: non c’è nessuna proposta «nuova», nessuna soluzione innovativa: tutti i mali saranno sconfitti solo tornando all’epoca del Duce, eden terreno per tutti gli italiani. Ma è davvero così? Sì, se si considera paradisiaca una nazione in cui le opposizioni sono messe a tacere con la violenza squadrista e con l’esilio al confino, in cui – solo per adeguarsi ai provvedimenti di uno Stato alleato, la Germania – vengono emanate le leggi razziali; sì, se si considera buono un governo che porta l’Italia a una guerra che costerà più di 440.000 vite umane, fra civili e militari. Da notare poi che la pensione in Italia esiste dal 1898 (Mussolini andrà al potere quasi 5 lustri più tardi); che il pareggio di bilancio fu raggiunto nel 1925 (ma anche nel 1876) tramite la totale autarchia, strategia politica totalmente inapplicabile nel XXI secolo. E infine Mussolini amava tanto il nostro Paese da pronunciare la famosa frase «
Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative» (26.5.1940) che portò alla disastrosa Campagna di Russia in cui persero la vita almeno 110mila soldati.
L’obiezione potrà essere l’
evergreen «La Storia la fanno i vincitori». Ma se non crediamo ai libri di Storia, a quale strumento possiamo affidarci per conoscere il passato? Chi vuole dichiararsi «fascista» è libero di farlo (anche se per la legge italiana non è proprio così), ma deve sapere cos’è stato davvero il Ventennio. Se, nonostante si sia informato, non cambia idea, allora potrà avere il mio rispetto: solo chi parla con cognizione di causa va ascoltato (e magari contraddetto).
La verità è che affidarsi a un’ideologia manichea (chi non è fascista non può che essere comunista) vecchia come il cucco, nonché innegabilmente superata, è molto facile: il leader è morto e il suo pensiero si può manipolare per tutte quelle problematiche che nella prima metà del Novecento non esistevano: i matrimoni fra coppie dello stesso sesso, la moneta unica, l’immigrazione e così via. Siamo sicuri che la scelta più semplice sia anche quella più sensata?