Un anno di governo Renzi. Cronistoria di uno statista

Si festeggia in questi giorni il primo compleanno del Governo Renzi: 365 giorni di «cambiamenti» che hanno rivoluzionato l’Italia, almeno nei sogni di Matteo. È di questa mattina la notizia dell’aumento di popolarità del nostro primo ministro, passato – secondo i sondaggi Ixè – dal 37,8 al 38,5%, un aumento dello 0,7 a fronte di un calo del Movimento 5 Stelle (-0,4%) e di una crescita di Forza Italia e Lega (entrambe +0,4%). Vediamo insieme gli eventi salienti accaduti durante il primo anno di governo dello statista fiorentino; a voi, cari lettori, trarre le dovute conclusioni.
Il 24 febbraio 2014 Renzi ottiene la fiducia al Senato (169 sì e 139 no) dopo 11 ore di lavori, il giorno dopo, con 378 voti favorevoli e 220 contrari, è il turno della Camera. Il 28 febbraio vengono nominati i ministri e i segretari fra cui, in qualità di sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, figura Antonio Gentile. Dieci giorni prima al quotidiano L’Ora della Calabria erano giunte pressioni affinché non venisse pubblicata la notizia delle indagini riguardanti Andrea Gentile, figlio del suddetto Antonio. L’inchiesta è stata successivamente archiviata ma il neo-sottosegretario si è dimesso dall’incarico il 3 marzo.


Il 12 marzo scorso l’
Italicum, la nuova legge elettorale, passa fra mille polemiche alla Camera: ci sono ancora le liste bloccate. Lo stesso giorno il Consiglio dei ministri vara il Jobs Act, il decreto per i famosi 80 euro e il cosiddetto «Decreto Poletti». Quest’ultimo avrebbe dovuto rilanciare l’economia ma, secondo i dati luglio 2013-luglio 2014, l’occupazione cala dello 0,1%, mentre la disoccupazione cresce di mezzo punto percentuale.
Il 22 aprile Renzi declassifica gli atti relativi alle stragi che hanno insanguinato l’Italia dal 1969 al 1984 ma i documenti pubblicati risultano essere assolutamente marginali.
Il 6 maggio la Commissione Affari Costituzionali del Senato approva il testo base della riforma del Senato. Il 5 e il 17 giugno viene approvato, con la questione di fiducia, il Dl Irpef (quello degli 80 euro) rispettivamente al Senato e alla Camera. Intanto iniziano, il 12, le votazioni per eleggere due giudici della Corte Costituzionale, uno dei due posti è tuttora vacante.
Il 30 agosto il Ministro degli Esteri Federica Mogherini viene nominata Alto Rappresentante dell’Unione (Europea,
nda) per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dal 1 novembre. Da allora è letteralmente sparita dai radar.
Due giorni dopo Renzi inaugura il sito «Passodopopasso» con cui si potrà monitorare l’attività governativa. Un successone anche questo.
Il 23 ottobre il Senato approva con 161 voti favorevoli e 51 contrari il Dl «Giustizia Civile», sul quale è ancora stata posta la fiducia, che dovrebbe accorciare i tempi della giustizia civile. Sarà approvato alla Camera il 6 novembre. Nel frattempo lo «Sblocca Italia», una furbata di inutilità sesquipedale, diverrà legge.
La vigilia di Natale 2014 il Consiglio dei ministri vara il decreto «Salva Ilva» (di cui ci eravamo già ampiamente occupati) e la riforma del fisco che rende variabili (al 3%) le soglie di impunità di evasione e frode fiscale. Questo sembrava essere un pacchetto regalo diretto a Silvio Berlusconi che, contando i soldi «tagliati» dalla prescrizione, è stato condannato per una cifra di gran lunga inferiore al 3% e che quindi, visto che una legge più vantaggiosa è sempre retroattiva, avrebbe potuto tornare ad essere un incensurato. Il 5 gennaio, di fronte alla bufera scatenata da
Il Fatto Quotidiano, Renzi si assume la responsabilità di quell’articolo ma assicura «Non è un regalo a Berlusconi».
Il 3 febbraio ci sono giuramento e insediamento del nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Mentre la sera di San Valentino, due settimane fa, il governo ha approvato
di notte e con solo la maggioranza i 40 articoli che riscrivono la costituzione.
E ci fermiamo qui, solo Renzi sa quali sono i suoi prossimi passi.
Prima di concludere vorremmo far notare ai lettori che il governo ha posto quasi sempre la questione di fiducia sottoponendo alle camere i propri disegni di legge. Ebbene, questo a noi sembra un ricatto: «Fate come dico io se no cade il governo, torniamo alle urne e dopo vediamo se tornate in Parlamento». Un comportamento da galantuomo. Renzi, un politico vero, uno statista.

Tito Borsa