Beni culturali: il Sud Italia è «ai limiti del collasso»

Agli inizi dello scorso luglio, la Corte dei Conti si è pronunciata sulla condizione drammatica della gestione dei beni culturali in Sicilia, definendola «ai limiti del collasso». Nei siti archeologici, per esempio, mancano gli archeologi: il Parco Archeologico di Selinunte (in foto) ne è del tutto privo, quello di Naxos ne ha solo uno ma mancano architetti, geometri, restauratori e storici dell’arte. Al Parco Archeologico Valle dei Templi di Agrigento ne sono stati assegnati tre, ma solo di recente, e sono comunque pochi, tenendo conto dell’importanza del sito. La denuncia della Corte dei Conti riguarda anche i musei, alcuni dei quali sono del tutto privi di restauratori e il cui personale di sala e vigilanza è spesso inadeguato.
In condizioni forse addirittura peggiori versano i beni culturali della Calabria. A Lamezia Terme (Catanzaro) la Corte dei Conti si sta occupando delle cause dello stato di abbandono – e ovvia chiusura al pubblico – del Parco Archeologico dell’Antica Terina. Quest’ultimo era stato inaugurato solo pochi mesi fa, a novembre, dopo circa un anno di restauri costati 1 milione di euro. Si tratta, infatti, di uno degli interventi finanziati nel 2013 nell’ambito del Programma Operativo Regione Calabria Fesr 2007/2013. Dopo le indagini iniziate nel 1997 e proseguite fino al 2006 per far riemergere l’antica Terina (fondata nel VI secolo a.C.), si era deciso di portare alla luce i reperti, permettendone così la fruizione al pubblico. La zona del parco, estesa per 3.500 metri quadrati, comprende anche l’Abbazia Benedettina e il Bastione di Malta risalente alla metà del XVI secolo. Oggi però, dopo tutti i progetti, le speranze e –non dimentichiamocene – i soldi spesi non c’è più nessuno che si occupa della manutenzione del sito: il cancello è sbarrato, e le meraviglie al suo interno cominciano a cadere nella morsa delle sterpaglie.
Ancora in Calabria, questa volta in provincia di Crotone, precisamente a Cirò Marina, un’altra situazione disastrosa. A farne le spese è il Tempio di Apollo Alaios a Punta Alice: restaurato tra 2015 e 2016 con oltre 500 mila euro di finanziamenti comunitari, versa oggi in uno stato di totale degrado. Non c’è più una rete di protezione, i cartelli informativi sono arrugginiti e i reperti si avviano nuovamente alla rovina tra erba alta e pecore e cavalli che vi pascolano tranquillamente.
Nonostante i numerosi appelli e progetti, come per esempio «Sos Calabria» del cronista d’arte Silvio Gatto, la gestione del patrimonio culturale in alcune regioni del Meridione si dimostra ancora critica e ricolma di difficoltà.