PickUpRecords: che ne sarà di CD e vinili?

La nascita della così definita musica liquida porterà alla scomparsa di CD e vinili? Dall’invenzione del fonografo di Edison nel lontano 1877, la fruizione della musica ha visto una grandissima evoluzione, passando per diversi periodi. Partiamo dal periodo analogico, tra fine 1800 e inizio 1900, caratterizzato dalla materializzazione della musica con dischi in vinile e musicassette. Segue il periodo digitale, collocato negli ‘80 del 1900 con l’introduzione del CD, la prima forma di codificazione della musica nel formato digitale. Arriviamo, infine, alla musica liquida, verso i primi anni 2000, che per essere riprodotta non è vincolata a un tipo di supporto specifico tradizionale. Diffusa inizialmente con i file MP3 e con i primi siti di streaming digitale come Napster, ad oggi l’esempio più comune di piattaforma di fruizione è Spotify.

Il passaggio alla musica liquida

Il passaggio dal digitale alla musica liquida, e tutte le innovazioni conseguenti, ha poco a poco iniziato a togliere il controllo del mercato musicale dall’industria e dal prodotto venduto, provocando effettive perdite alle case discografiche dovute al calo di vendite di CD e vinili. Guardando la situazione da un altro punto di vista, invece, l’industria musicale appare in forma smagliante. Se si va oltre alla vendita fisica, infatti, il mercato è in piene forze: la smaterializzazione della musica l’ha portata ad essere fruita come mai prima. Siamo ormai sommersi dalla canzoni di ogni tipo e provenienza, fruibili in qualsiasi momento e praticamente a costo zero.

Dal possesso della musica all’accesso alla musica

Per questo motivo ormai è difficile replicare il successo di artisti come Michael Jackson e Madonna. Ci sono troppe scelte, troppi modi diversi di fare musica e troppi modi diversi di spendere denaro. Se guardiamo, per esempio, alla nascita del vinile, la musica come la conosciamo oggi non esisteva. Esistevano il cabaret, la musica dal vivo, le performance strumentali, che col tempo sono diventati dei prodotti. Questa logica del prodotto e del dover possedere la musica ha coinvolto anche il consumatore, ma la smaterializzazione sta cambiando questa visione: l’accesso alla musica ne sta sostituendo il possesso. Si chiederanno in molti: «Perché comprare CD e vinili quando posso ascoltare lo stesso quello che voglio?»

L’esperienza di chi vende CD e vinili

A questo punto, abbiamo chiesto un riscontro a chi effettivamente è coinvolto e vive ogni giorno queste dinamiche. Marco Cieli lavora in questa realtà da ormai diversi anni. È commesso presso Pick Up Records, un negozio di dischi, distribuzione ed etichetta discografica, con sede a Bassano del Grappa dal 1975. Ad oggi, con 400 mq di esposizione, è il negozio di dischi più grande d’Italia. L’esportazione avviene in tutto il mondo e riguarda musica italiana di ogni genere, venduta a grossisti e privati.

Per chi lavora nel settore, come è stato il passaggio dall’analogico al digitale alla musica liquida?

Prima, per fruire della musica, a parte la radio, bisognava comprare per forza un supporto fisico, quindi si veniva in negozio per comprare il vinile, la cassetta o il CD. Dall’arrivo dei file MP3 scaricabili a basso costo, chi non ne aveva la possibilità ha iniziato a scaricarsi l’audio, anche se in minore qualità. In quel periodo spopolavano, ma noi che vendevamo non sapevamo neanche cosa fossero. Fu, così, che poi, nei primi anni 2000, subimmo il calo di vendite, una riduzione effettivamente drastica. Noi, essendo un negozio specializzato, siamo sempre rimasti in piedi, perché i collezionisti veri, gli ascoltatori di musica che vogliono una certa qualità, vogliono il supporto. Il supporto è come il libro. Per quanto ci sia la possibilità di usare l’eBook,il libro cartaceo è una cosa, mentre il libro digitale è un’altra. Lo stesso vale per il CD.

Ad oggi, quindi, le vendite stanno calando?

Le vendite sono completamente cambiate. Sono molto minori rispetto al passato. Noi che siamo un negozio dal 1975, un negozio storico, riusciamo a vendere online e inStore. Vengono anche molti turisti, perché negozi del genere ormai ne sono rimasti pochi, in moltissimi hanno chiuso. Ma i dischi si vendono ancora, noi ne vendiamo ancora. Vendiamo perché siamo qui e perché siamo noi, essendo grandi e, avendo sempre lavorato, esportando all’estero abbiamo resistito. L’esportazione all’estero è stata un po’ la nostra fortuna, l’idea di Flavio, il titolare, che ha iniziato ad esportare la musica italiana, e ad importare musica straniera ed esclusiva. La maggior parte dei compratori sono degli appassionati.

La ripresa del vinile a cosa è stata dovuta? Alla qualità del suono?

Idealmente si pensa che sia per quello, ma, in realtà, il vinile, per essere di alta qualità, deve essere un buon vinile. Ad oggi ci sono sempre meno stamperie e la qualità non è sempre alta come una volta. Ci sono, comunque, tanti che stampano e hanno un forte controllo qualità, ma guardando, per esempio, le major, queste non controllano se il disco è fatto bene o no e purtroppo molte di queste nuove stampe non sono di altissima qualità. Ci sono, poi, molti collezionisti che non prendono le stampe in vinile, perché sanno che non l’ascolteranno, ma ci sono anche tanti collezionisti che le comprano e questo a loro basta per la collezione. Bisogna, insomma, vedere che vinile è, non è detto che per forza un vinile sia di qualità superiore rispetto ad un CD. Chi compra adesso i vinili, se magari prima non li comprava, ha un modo di ascoltare musica completamente diverso. Significa pagare un vinile per un certo prezzo, investirci di più rispetto ad un CD, significa ascoltarlo, girarlo, il contrario di quello che si fa adesso skippando i singoli. É un modo di approcciarsi alla musica molto più vero. È più l’esperienza che la qualità, che dipende anche da varie cose, come l’impianto.

Guardando il futuro, i CD e i vinili scompariranno come le cassette?

Le cassette escono ancora, ritornano. Sono collezionabili, piccoline e nell’underground sono sempre state prodotte. Adesso anche nel mainstream cominciano a fare qualche stampa, per esempio di Billie Eilish. Guardando alla scomparsa dei CD e dei vinili, è una previsione che non si può fare. Era stato detto che sarebbe scomparso il vinile e al tempo tutti erano d’accordo, ma continuavano, ad ogni modo, ad essere stampati, anche se in quantità bassissima. Infatti tantissimi dischi degli anni ’90 in edizione originale oggi sono rarissimi, perché in quegli anni non li comprava nessuno. Secondo me, quindi, finché ci sono gli appassionati, gli ascoltatori non scompariranno, perché è ad uso loro, non è ad uso massivo. Anche se sembrano supporti obsoleti, perché, essendo connessi, ci sembra di avere accesso a tutto, in realtà più una persona è appassionata e cerca qualcosa in particolare, più si accorge che i servizi di streaming offrono tanta scelta, ma non tutto. Tante cose non ci sono e vanno prese fisiche.