Costretti a nascondersi: testimonianze di guerra
Il cielo e la luna sono gli stessi per entrambi, anche se il muro del fronte li separa: alzano lo sguardo e tutto è freddo e grigio, perché per loro non esiste più il cielo, ma soltanto il soffitto di un seminterrato. Perciò, per entrambi il cielo è di colore grigio scuro, avvelenato di paura e odio, e la luna è un ricordo con la capacità di mozzare il fiato. Costretti a nascondersi, ma per ragioni opposte: lei per non morire, lui per non uccidere. Questi due giovani stanno subendo la condanna del loro luogo e del loro tempo, vittime di dinamiche politiche su cui non hanno il minimo potere, ma che rendono i fili della loro vita prossimo a spezzarsi in ogni istante.
Dopo avervi informato in modo esaustivo sulla situazione Ucraina grazie all’analisi di un esperto osservatore, abbiamo raccolto le testimonianze di chi sta vivendo la guerra e le sue conseguenze in prima persona. Alina e Daniil (nomi di fantasia, ndr) sono due civili ucraini che si trovano su fronti contrapposti, accomunati dal senso di appartenenza alla nazione invasa, ma anche e soprattutto dall’umano bagaglio di paure, ansie, incertezze e speranze. Quello che li accomuna a tutti noi, che La Voce che Stecca si pone l’obiettivo di raccontare attraverso le loro parole.
Ritratto di due vittime
Alina è una donna semplice che ricorda il bello dell’Italia, dove ha vissuto in passato. Si trovava a Kiev quando sono iniziati i combattimenti, e di punto in bianco si è ritrovata nel sotterraneo di una chiesa con più di cento concittadini, in gran parte anziani e bambini, costretti a nascondersi per scampare ai bombardamenti. Ha trascorso giorni e giorni di tribolazioni, mentre il cibo e l’acqua che andavano via via scarseggiando, con la possibilità di comunicare soltanto avvicinandosi all’ingresso del sotterraneo ed esponendosi così alle continue esplosioni.
Per la sua sicurezza, abbiamo ritenuto di rimandare un’intervista approfondita, ma durante i suoi brevi aggiornamenti ci ha segnalato un grande spirito di solidarietà e di compassione da parte dei connazionali, nonché la fierezza con cui si stanno opponendo all’invasione. Ha anche parlato di una forte carenza di aiuto concreto da parte dell’Occidente. Dopo essere diventata irreperibile per un paio di giorni, ieri ci ha dato notizie di aver attraversato il confine polacco sana e salva.
Daniil, invece, vive nella zona occupata del Donbass, ed è soltanto uno dei giovani costretti a nascondersi dai secessionisti per non prendere forzatamente parte a questa guerra fratricida. Nel suo caso, la questione assume anche i contorni di uno scontro generazionale, in quanto sono principalmente le fasce d’età anagraficamente più vicine all’URSS a essere schierate a favore di Putin e del conflitto. Seppur obbligato a nascondersi dalle milizie indipendenti, è comunque riuscito a raccontarci la sua prospettiva e le sue condizioni di vita, che riportiamo in seguito.
L’intervista a un civile del Donbass
Avevate il sentore che la situazione sarebbe degenerata così improvvisamente? Che cosa sai della situazione attuale?
Vivendo nell’est dell’Ucraina (LDNR), ti aspetti sempre qualcosa. Però, quando i combattimenti iniziano così bruscamente, con questa potenza e in blocco, non sarai mai pronto per questo. È difficile per la popolazione civile capirlo in modo indipendente e imparare qualcosa sullo stato attuale delle cose. Avendo vissuto qui per un lungo periodo di conflitto, le persone vogliono semplicemente la pace da molto tempo ormai.
Sei rimasto lì per scelta o perché non avevi alternative? Quanto ha contato il desiderio di non separarsi dai propri cari per te e per altri che sono rimasti?
Sono rimasto nella LDNR perché questa è la mia casa, anche se non ho trascorso tutta la mia vita in questi luoghi, qui ci sono i miei parenti e loro hanno bisogno del mio aiuto. Ho viaggiato in Russia per lavoro, come molti miei coetanei, perché qui non c’è lavoro, non puoi guadagnare niente qui.
Sono già quasi 2 milioni milioni gli ucraini ad aver lasciato il Paese. Al giorno d’oggi, se ne avessi la possibilità, lo faresti anche tu?
In effetti, molti hanno lasciato l’Ucraina. Se avessi l’opportunità di lasciare il mio Paese e andare nell’UE, non so cosa farei. Questo problema riguarda non solo me ora, ma anche i miei cari. Personalmente, preferirei restare e aiutare il mio Paese e la mia gente.
Tramite quali canali riesci a reperire informazioni? (televisione, giornali online, social, passaparola)? Quale di questi ritieni più affidabile e meno contaminato dalla propaganda?
Ora non ci sono assolutamente informazioni veritiere da trovare. Solo su Internet o tramite alcuni social puoi raccogliere stralci d’informazioni oggettive, per esempio su Telegram.
Come si affrontano l’incertezza e la paura quando si è costretti a nascondersi? In cosa si trova anche il minimo sollievo?
In questo momento storico non c’è più alcuna fiducia, ma nemmeno paura. A volte è triste sapere che i parenti si preoccupino per me più di quanto sappia fare io: molte persone sono abituate a questa vita, hanno la paura dentro. A parte questo, spero solo che tutto questo finisca presto e che ci sia pace. Non abbiamo nient’altro su cui contare.
Dopo la firma della richiesta di adesione all’UE del presidente Zelensky, anche Moldova e Georgia hanno fatto la stessa cosa. Pensi che possa avere qualche utilità?
È improbabile che le questioni relative all’adesione di Ucraina, Moldova o Georgia all’UE vengano ora definitivamente e irrevocabilmente risolte. Se sarà utile, probabilmente sì, ma solo il tempo dirà quanto aiuterà tutti noi, il popolo.
Ritieni che la NATO debba intervenire militarmente?
Questa è una domanda estremamente difficile. Dopotutto, l’aggressione della Federazione Russa è motivata proprio dalle misure di sicurezza dei suoi territori. Penso che nessuno voglia peggiorare le cose e la NATO non debba intervenire direttamente.
Cosa potrebbe fare un italiano medio, oggi, per essere concretamente utile?
A essere sincero, non so cosa possa fare l’italiano medio per il mio Paese. È possibile trattare con comprensione e aiutare in qualsiasi modo i profughi ucraini in Italia. Posso dire a tutti una cosa: nessuna ragione politica ed economica vale una guerra. Vorrei che la pace regnasse ovunque e sempre.
A Book for Ukraine
La redazione della Voce che Stecca, nel suo piccolo, vuole provare a seguire il suggerimento di Daniil e a fare qualcosa per le vittime della guerra come Alina. Per questo motivo abbiamo deciso di partecipare all’iniziativa di beneficenza A Book for Ukraine, lanciata dal profilo Instagram Skizzidipoesia, a cui invitiamo ad aderire anche voi lettori.
La promotrice ha allestito una libreria digitale in collaborazione con più di sessanta autori, tra cui figura anche l’autrice del blog Bettina Monticone con il suo Sorridere con gli occhi e il direttore Marco Ferreri, con il romanzo Franco Spirito, i quali hanno scritto questo articolo a quattro mani. Il ricavato delle vendite sarà interamente devoluto alla Croce Rossa Italiana per l’emergenza Ucraina.
A dire il vero, onde evitare inutili intermediazioni e passaggi di mano, il modo per partecipare all’iniziativa consiste nell’effettuare una donazione diretta alla Croce Rossa seguendo le istruzioni a questo link, d’importo pari al prezzo di copertina del libro desiderato, che è a sua volta specificato nel post dedicato a ognuno di essi. Una volta fatto, è sufficiente contattare direttamente esibendo la ricevuta l’autore e questi si attiverà per spedirvene una copia.
Consapevoli che non è mai abbastanza, ma è sempre meglio di niente, abbiamo messo la nostra arte e i nostri mezzi comunicativi a disposizione per migliorare le difficili condizioni dei civili ucraini costretti a nascondersi o a fuggire. Ora contiamo su di voi!
Articoli non firmati o scritti da persone esterne al blog