Dal metodo Agrippa al metodo Juncker: rifunzionalizzazione della magia naturale in tecnocrazia

Il 2020 volge al termine, lasciandosi alle spalle una scia di conseguenze sociali, politiche ed economiche che influenzeranno fortemente l’avvenire. In tal senso, ciò che la nostra società sta vivendo può attivare una riflessione di largo respiro, che trovi delle connessioni storiche tra figure e arti ritenute socialmente scomparse, ma in realtà mutate mediante opportune rifunzionalizzazioni. La rifunzionalizzazione è uno strumento chiave dell’immaginario, geniale nel riadattare i suoi personaggi alle modificazioni sociali sopraggiunte. Un esempio illuminante:

«Il capitale è lavoro morto, che si ravviva, come un vampiro, soltanto succhiando il lavoro vivo e più vive quanto più ne succhia. Il tempo durante il quale l’operaio lavora è il tempo durante il quale il capitalista consuma la forza-lavoro che ha comprato», «Il Capitale» (libro I, sezione 3, capitolo 8), Karl Marx, 1867.

Il capitalista, agli occhi di Marx, lavora come nell’immaginario fa il vampiro, ovvero privando i malcapitati del sangue, inteso come fonte di vitalità. In questa proposta, si vuol mostrare la rifunzionalizzazione dei Trattati di magia naturale negli odierni Trattati europei, con annesso riferimento alla mutazione dei personaggi: dal mago nero al tecnocrate.

La base fondante della magia naturale parte dall’idea che si possano captare i segnali di vitalità e forza della natura, al fine di controllarla traendone benefici per l’umanità. Questo potere sarebbe in mano esclusivamente a una élite illuminata di specialisti, conoscitori dei riti e dei talismani necessari a piegare le forze della natura all’umano volere. Ne deriva una trasmissione delle conoscenze settaria, da maestro a discepolo. Questo sistema oligarchico della magia naturale è figlio dei pericoli insiti nei suoi riti: una condivisione diffusa produrrebbe sciagure, dunque gli specialisti nascondono i contenuti alla maggioranza. Solo dopo un lungo percorso etico-morale l’individuo, divenuto illuminato, potrà comprendere e utilizzare questi poteri senza generare disastri per la collettività.

A questo sistema di pensiero si contrappose la nascita del pensiero scientifico. Esso ha punti di contatto con la magia naturale, in quanto pensa di poter modificare gli eventi mediante l’intervento umano, ma anche enormi differenze. Una su tutte: il sistema oligarchico della magia naturale venne rigettato dal pensiero scientifico, che generò un metodo dal funzionamento democratico, fondato sull’esperimento e composto da vari step di validazione: ricerca, sperimentazione, condivisione degli esiti. Un sistema democratico, che comunica a un pubblico i risultati ottenuti e produce protocolli che permettano ripetizioni plurime del medesimo esperimento a fini di verifica.

Questo enorme progresso sociale per l’umanità, pare essersi invertito. Se in precedenza l’avvento del pensiero scientifico portò al superamento di una trasmissione del sapere uno ad uno mediante un sistema aperto di condivisione, da diversi decenni l’applicazione della scienza alla democrazia genera un’inversione di tendenza: attenzione a non confondere l’apertura democratica portata dal metodo scientifico, con il sempre più attuale governo della scienza (che la pandemia ha solo amplificato).

Ecco la rifunzionalizzazione cui si faceva riferimento. Il più grande esponente della magia naturale, tal Cornelio Agrippa, sosteneva che la pubblicazione del sapere magico potesse avvenire esclusivamente in maniera volutamente criptata. La pubblicazione dei suoi volumi seguiva un’operazione di occultamento della verità atto a tagliare fuori gli individui incapaci di decifrare i messaggi celati nei testi. Tal modus operandi lo ritroviamo rifunzionalizzato perfettamente nei Trattati Europei che, essendo figli del pensiero liberale, perseguono un metodo tecnocratico di gestione del potere. A cinquecento anni di distanza, dal metodo Agrippa al metodo Juncker«Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno», Jean-Claude Juncker, «La Repubblica di Bruxelles, Der Spiegel», 27/12/1999.

Mai richiamo fu più attuale.