Di Matteo VS Bonafede: quelle del magistrato sono interpretazioni

Lo scorso 3 maggio è andato in scena un forte dibattito tra due personaggi ricoprenti ruoli importanti all’interno del Governo e del Consiglio Superiore della Magistratura, ossia il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il Magistrato Antonino Di Matteo.

Riportiamo alcuni stralci degli interventi.

Di Matteo: «Il Ministro mi telefonò e mi chiese se fossi interessato a ricoprire il ruolo a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o il ruolo di Direttore Generale degli affari Penali. Chiesi 48 ore di tempo, andai a trovare il Ministro 48 ore dopo, lo andai a trovare, ma improvvisamente il Ministro mi disse che ci aveva ripensato e che aveva pensato di nominare il Dr. Basentini. Il giorno dopo gli dissi di non contare su di me».
In totale qui il Dr. Di Matteo parla di quattro giorni:
1) chiamata, 2) Bonafede e Di Matteo non si parlano, 3) Bonafede dice che ha scelto Basentini al Dap, 4) Di Matteo non accetta il ruolo di Direttore agli affari Penali.

Poco dopo Di Matteo si contraddice. 

Di Matteo: «Al termine delle 48 ore, anzi se non ricordo male già nell’indomani facemmo un lungo colloquio, il Ministro mi disse ci abbiamo ripensato la vedremo meglio in un posto sott’ordine». 

In totale si parla di due giorni:
1) telefonata tra i due, 2) Bonafede dice che ci ha ripensato.

Il Magistrato Di Matteo di sua spontanea volontà ha telefonato in redazione da Giletti, quindi si presume che abbia le idee chiare al momento dell’intervento nel dibattito, ma così non è sembrato, almeno in questo caso.

Successivamente il Dr. Di Matteo afferma: «Nel frattempo (in questo caso fa intendere tra la chiamata e l’incontro nrd) alcune note che la Polizia Penitenziaria aveva trasmesso alla Procura Nazionale Antimafia e alla Direzione del Dap, tanto che penso fossero conosciute al Ministro, avevano descritto la reazione di importantissimi capimafia legati a Giuseppe Graviano alla indiscrezione che io potessi essere capo del DAP. Quei capi mafia dicevano “Se nominano Di Matteo è la fine”».

Il Ministro Bonafede ha dichiarato di essere venuto a conoscenza, ancora prima della prima telefonata al Dottor Di Matteo, delle intercettazioni dei boss che non volevano Di Matteo a capo del Dap, sia perché erano state depositate presso il Ministero, sia perché erano state pubblicate in un articolo del Fatto Quotidiano, come confermato da Andrea Scanzi durante una diretta di ieri sera. Nonostante queste intercettazioni Bonafede decise di chiamarlo lo stesso, a prova della fiducia che provava in Di Matteo, tanto è vero che ne parlarono già nella prima telefonata.

Inoltre Bonafede durante il talk di Giletti dichiara che ci siano stati tre incontri con il Dr. Di Matteo, uno telefonico e due di persona. «Io ho chiamato il Dottor Di Matteo (il 18 giugno 2018 ndr) per la stima che ho nei suoi confronti per fargli ricoprire uno dei 2 ruoli, e gli scrissi di venire a trovarmi. Quando venne al Ministero (19 giugno 2018 ndr) gli dissi che tra i due ruoli per me sarebbe stato meglio quello agli affari Penali perché era il ruolo ricoperto da Giovanni Falcone. Il giorno dopo (19 giugno 2020 ndr) ci incontrammo e in quell’occasione mi dice che non poteva accettare il discorso agli affari penali».
Questi tre incontri sono stati riconfermati anche ieri, 4 maggio, tramite un post più articolato pubblicato su Facebook.

Poco dopo, sempre durante la prima risposta data a Giletti, il magistrato ha aggiunto: «Il Ministro ci aveva ripensato o forse qualcuno (fa riferimento ai boss in carcere o a qualche mafioso fuori ndr) lo aveva indotto a ripensarci, questo non lo posso sapere».
Difatti poco prima Giletti disse: «Questa sera lei ci sta dando una notizia molto forte. Lei ci fa capire che la sua nomina è stata messa da parte per un personaggio (Basentini ndr) che è meno invasivo, meno forte rispetto a lei. È una mia interpretazione». 

Queste interpretazioni che hanno portato lo spettatore da casa a pensare «Il Ministro è colluso con i boss mafiosi che stanno in carcere», fortunatamente rimangono interpretazioni, perché prove non ce ne sono, proprio come dice il Dr. Di Matteo alla fine.
Il fatto che sia stato fatto passare un Ministro come una persona che si sia piegata alla mafia comporta che a livello mediatico il messaggio comunicativo che si fa passare è «il Ministro è colluso» e non c’è ingiuria più «infamante quanto infondata e assurda» (parole di Bonafede) che una macchia indelebile così sporca.
Ciò non vale solo per Bonafede, ma per qualsiasi altra persona, soprattutto su un tema come quello dell’antimafia.