Il 4 novembre: la giornata delle vergogne

ieri, come ogni anno, si è celebrata la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ricordando l’armistizio del 4 novembre 1918 che concluse la prima guerra mondiale. Inevitabilmente politici ed elettori nazionalisti e guerrafondai hanno approfittato di questa ricorrenza per stressarci con una miriade di slinguazzanti incensamenti all’esercito italiano, oltre a ricordarci che non c’è 4 novembre senza il marò ancora «ostaggio» in India.

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Come si possa, nel 2015, avere ancora una giornata dedicata alle forze armate è un mistero: forse, quando nel 1919 venne istituita questa festività (che rimase tale fino al ’76), si voleva dare un colpo di estintore alla coda di paglia che iniziava a incendiarsi. L’Italia ha vinto la prima guerra mondiale, perdendo mezzo milione di soldati, solo firmando il Patto di Londra, rimasto segreto per due anni, con il quale il nostro Stato si è dimostrato voltagabbana, come altre volte negli anni successivi.
Una giornata delle Forze Armate fa incazzare perché siamo il paese che nella Costituzione «ripudia la guerra» e poi utilizza l’esercito per missioni di pace che comunque portano morti – italiani e, molto più spesso, autoctoni – nelle aree di conflitto.
Non mi si venga a fare l’apologetica dell’esercito, quando dimostriamo ogni giorno di più di essere un paese la cui forma geografica servirebbe solo a pigliarci a calci nel culo.

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia
Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia