Una festa per la democrazia

Abbiamo vinto: siamo riusciti a salvare la Costituzione da un cambiamento folle, da una riforma deleteria e da un governo che ha perso tempo come se la Carta fosse il problema principale di questo paese.

Chi scrive è commosso: è emozionante sapere di avere contribuito anche in minima parte a questo risultato informando i cittadini e spiegando le ragioni del «No» nel merito. Le dimissioni che Renzi, secondo quanto affermato stanotte in conferenza stampa, dovrebbe dare da Mattarella questo pomeriggio sono un effetto collaterale: pur non avendo mai celato la nostra sfiducia nei confronti dell’ormai ex presidente del Consiglio, vi abbiamo spiegato più volte che il futuro del governo era una questione diversa rispetto al referendum.
Ieri non abbiamo mandato via Renzi, abbiamo salvato la Costituzione! La nostra Carta può essere aggiornata ma ancora una volta è stata difesa dai cittadini di fronte alla minaccia di uno stravolgimento radicale che avrebbe portato al caos. Evidentemente, nonostante tutto, alla nostra Costituzione siamo affezionati, e va bene così.
Da oggi pomeriggio si apre una nuova pagina per la politica italiana: ci sarà un nuovo governo, probabilmente tecnico o di scopo, e come sempre vi racconteremo vita, morte e miracoli dell’esecutivo. Ora però preferiamo crogiolarci nella soddisfazione per una vittoria incredibile, contraria a ogni previsione: al di là dei sondaggi, dall’inizio favorevoli al «No», il governo Renzi aveva una potenza mediatica e delle argomentazioni (seppur troppo spesso fasulle) estremamente potenti e convincenti. Questo significa che, nonostante l’augurio di Beppe Grillo, gli italiani hanno votato con la testa e non con la pancia, hanno votato per il bene della Costituzione infischiandosene della propaganda del premier.
Per questo, rifacendoci allo sfottò del renziano Ernesto Carbone di fronte al non raggiungimento del quorum al referendum delle trivelle, dedichiamo un grande «ciaone» alla oscena riforma Boschi. Questa mattina il sole sorgerà come è sempre sorto, e tutto sarà come prima, ma almeno il tramonto vedrà qualche sedia vacante a palazzo Chigi.