Pensavo fosse Obama… e invece era il gender

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Ieri, martedì 17 marzo, ore 18. Padova è blindata: Palazzo Moroni, sede del Comune, è circondato dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Ci sarà Obama ospite, pensavo. Invece no: alla Sala degli Anziani di Palazzo Moroni, con il patrocinio del comune di Padova, si stava per tenere l’incontro «Difendere la famiglia per difendere la comunità. Scienza, politica e diritto a sosteno della famiglia tradizionale», grazie anche ai circoli Voglio la mamma, prodotto dell’arguto ingegno di Mario Adinolfi, pokerista e direttore de La Croce.
Coraggiosamente entro. Già venti minuti prima dell’inizio la sala è già piena. Un centinaio le persone sedute, una cinquantina quelle in piedi. Gli organizzatori sono in ansia: «Potevano darci un posto più grande», ci riferisce uno di loro. Infatti molti rimangono fuori anche se, glielo confidiamo, non si sono persi granché.
Siamo resistiti quasi mezzora, giusto il tempo di sentire il discorso introduttivo di Marianna Orlandi, dottoranda in Giurisprudenza all’Università di Padova. Ve lo riassumiamo: «La teoria del
gender è pericolosa, viene divulgata anche nelle scuole primarie all’insaputa dei genitori», «Noi affronteremo questo argomento evitando ogni forma di pregiudizio». Tutto il resto è noia.
A parte il fatto che la «teoria del
gender» non esiste – e non lo diciamo noi – rimane da spiegare come mai il Comune di Padova abbia messo il patrocinio su di un’iniziativa così discriminante. Dovremmo essere a favore della libertà di espressione, quindi lo diciamo chiaro e tondo: i prolife possono predicare e chiacchierare dove gli pare e piace, ma come ente privato, senza l’appoggio dell’amministrazione. Che Massimo Bitonci non fosse «il sindaco di tutti» ce ne eravamo già accorti da un pezzo, però pare che ormai voglia sputarcelo in faccia senza ritegno. È una vergogna. Blindare poi una città dovendo tutelare l’incolumità di questi «signori» è una vergogna ancora maggiore. Che si abbia il coraggio di aprire un confronto (civile) per vedere chi la spunta.
Uscito da Palazzo Moroni – con l’addetto alla sicurezza che mi sussurra «Stia attento ai facinorosi» – trovo asilo poco distante alla manifestazione contro l’incontro
prolife. Home sweet home.

Tito Borsa