Informarsi per deliberare e smentire le bufale elettorali

A meno di 40 giorni dal referendum costituzionale abbiamo già capito qual è l’antifona del fronte del «Sì»: consapevoli di avere a disposizione molta più visibilità di quella data agli avversari, e consci del potere comunicativo che offre l’esecutivo, i «pezzi grossi» favorevoli alla riforma, con Matteo Renzi in prima fila, prometteranno qualunque cosa ed è sciocco biasimare chi si fa tentare.

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Ma il quesito referendario non riguarderà questa o quella promessa, bensì un obbrobrio giuridico e soprattutto politico che in molti si ostinano a chiamare riforma costituzionale. Dobbiamo tenerlo sempre ben presente. Analogamente è nostro dovere di cittadini non dimenticare mai che il nostro «Sì» o il nostro «No» non saranno rivolti né al presidente del Consiglio né al suo operato, ma solo alla riforma Boschi.
L’antidoto a questa febbre propagandistica del governo consiste innanzitutto nell’attribuire a questo referendum il suo esatto peso: se vincerà il «Sì» verrà cambiata la Costituzione, se vince il «No» non accadrà nulla. In quest’ultimo caso Matteo Renzi non deve dimettersi: la Costituzione non è una cosa sua, ma di tutti e ad aver approvato (seppur con maggioranza assoluta, fortunatamente) questa riforma è stata una parte del parlamento, secondo le modalità riportate proprio nella Costituzione.
La seconda parte di questo antidoto è l’informazione: aver letto, seppur magari con fatica, la riforma costituzionale ci permette di avere un’opinione nostra e soprattutto di poter giudicare quanto viene detto a tal proposito. Abbiamo il diritto di votare ma il dovere di farlo in modo coscienzioso: qualunque scelta prendiamo non può essere basata su cosa diversa dall’informazione. Così quando ci dicono che il prossimo Senato sarà elettivo possiamo dire che non è vero e spiegare perché, o quando sentiamo che la nuova Costituzione ci metterà in mano all’Europa possiamo correggere il presente spiegandogli che è una sciocchezza.
Informarsi, leggere, ragionare, interrogarsi e solo infine deliberare. Queste le cinque parole d’ordine del buon cittadino. Costano tempo e fatica? Sì, ma questa è la democrazia, bellezza.

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