«Intervisti pornostar e prostitute? Ora tocca a anche a maiali e a conigli»

In questi primi mesi di vita de La Voce che Stecca ho sempre gradito e mai rifiutato il confronto con i lettori, d’altronde, dicevo nel primo editoriale datato 19 aprile 2014, loro sono i nostri padroni. Non mi esimerò nemmeno questa volta, anche se la critica (pesante, non c’è che dire) non mi è arrivata via mail bensì come commento su Facebook: sono stato accusato di non essere più «controcorrente» a causa delle ultime due interviste che ho deciso di ospitare sul blog: quella ad una prostituta (trans poi, caschi il mondo) e quella ad un’attrice porno (bisessuale, caschi il mondo bis). «Ma sei ossessionato? – mi ha detto questo lettore – Prima le interviste alle prostitute poi alle attrici porno ma i maiali e i conigli quando li intervisti? Sono molto più interessanti gli articoli dei tuoi collaboratori e collaboratrici. I tuoi si stanno canalizzando terribilmente. Altro che controcorrente, ormai è più controcorrente un cattolico che un ateo. Ma dimmi nel tuo giornale online c’è posto anche per articoli contrastanti con il tuo modo di pensare purché rispettino la Costituzione? Di’ la verità».
Preferisco iniziare a rispondere dalla fine, che mi sembra la parte più costruttiva di una critica abbastanza ingenua a mio parere: su
La Voce che Stecca c’è posto anche per articoli che vadano in contrasto con le mie idee? Questo è meglio che lo dicano i miei collaboratori, i quali non possono fare altro che confermare che non ho mai «filtrato» nulla di quello che mi mandano. Posso fare delle correzioni ma sempre di forma, mai di sostanza. Tra i miei collaboratori figurano due iscritti al Pd, una ex collaboratrice (ex non per causa mia) è stata una scout e non ho mai rifiutato a priori nessuna candidatura per i collaboratori: se ho deciso di non ospitare qualcuno sul mio blog è stato perché ritenevo (col senno di poi avevo pure ragione) che questo qualcuno non potesse dare nulla di costruttivo a La Voce che Stecca, indipendentemente dalle sue idee. È quello che sto ripetendo da mesi: chiunque argomenti in maniera esauriente – non basandosi su schifosi luoghi comuni – le sue idee (in linea con la Costituzione italiana) è il benvenuto sul mio blog – che poi è mio fino a un certo punto. Non sono graditi invece ignoranti e tirapacchi, per dirlo in parole povere. Questi gli unici due requisiti essenziali per collaborare.
Per passare invece all’altro aspetto, quello più propriamente incentrato sulle due interviste «galeotte», non posso fare altro che dichiararmi senza parole. Paragonare un’attrice porno e una prostituta ad un maiale o ad un coniglio è aberrante. Io mi chiedo con che faccia si possano fare simili discorsi, e poi dare a me dell’«ossessionato». Volendo comunque dare una spiegazione, ho deciso di dare spazio alle loro voci sul blog per due motivi: 1. perché sono persone che appartengono a realtà di cui molte persone parlano e usufruiscono senza conoscere a fondo; 2. perché, soprattutto nel caso di Efe Bal, volevo dare un segnale importante di appoggio alla causa: se una persona decide di prostituirsi,
di sua spontanea volontà, a mio modestissimo parere lo Stato dovrebbe dargliene la possibilità e non renderla un’evasore fiscale.
È ovvio che le mie idee influenzano la linea editoriale de
La Voce che Stecca, mi meraviglierei del contrario. Come ho scritto qualche giorno fa, il fatto che mi firmi come «direttore» non è una mera autocelebrazione, quanto la constatazione che io su questo blog faccio quello che fa normalmente il direttore di un giornale. Mi prendo onori e oneri (anche economici) provenienti da questo blog e decido la direzione in cui deve andare. Non è detto che chi scrive su queste pagine abbia la mia stessa opinione, i miei articoli non sono a nome di tutta la redazione, come gli articoli degli altri non parlano anche a nome mio. Sono allibito a dover dare queste spiegazioni che reputo ovvie; ma meglio fornirle piuttosto che continuare a leggere frasi che reputo assurde.
Io non credevo che il provincialismo e il razzismo che late in ogni italiano potessero raggiungere picchi come quelli che ho appena avuto la «fortuna» di leggere. Spero siano casi isolati.
Mi si dirà che con queste interviste e con queste righe sto perdendo uno o più lettori, è sempre meglio che perdere la propria coerenza.
Saluti

Tito G. Borsa

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