Lettera al Direttore: lei da che parte sta?

Caro Borsa,

da qualche settimana seguo il tuo blog, La Voce che Stecca, apprezzando lo sforzo che fa un giovane come te a districarsi in mezzo ai vari “intrighi di palazzo” che ormai da anni, se non da sempre, affliggono la politica italiana. Ho letto e condiviso pienamente gli articoli con cui hai idealmente affrontato Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, mentre sono meno d’accordo con quello su Beppe Grillo e Michele Santoro, questo perché da un po’ di tempo nutro ben poca fiducia nei giornalisti, ancora meno nei confronti di coloro, come Santoro, che hanno stipendi degni del più alto manager e si atteggiano comunque da sinistroidi proletari. Queste comunque sono idee mie e, dopo questa noiosa premessa, vengo al sodo: tu, Tito Borsa, da che parte stai?

 

Marco Alfieri

 

 

Caro Alfieri,

intanto non posso che rammaricarmi della sua sfiducia verso la nostra categoria: non ho la minima idea di quanto Michele Santoro guadagni e nemmeno mi interessa, visto che credo che la bravura e l’obiettività di un giornalista siano indipendenti dai suoi introiti. Crede che Bruno Vespa sarebbe diverso se tenesse un programma su una televisione locale senza stipendio? Io non penso proprio. E nemmeno penso che basti essere dei cinquantenni per capire gli “intrighi di palazzo” di cui parla: serve piuttosto avere a che fare spesso con la cosiddetta politica. Ma non voglio addentrarmi in discorsi che non mi viene richiesto di affrontare. Per quanto riguarda la domanda che mi viene posta, la risposta è forse banale: dalla parte della verità, della mia verità. Mi spiego meglio: un lettore non attento ci metterebbe poco a fare due conti sul mio operato: Borsa critica Grillo, Renzi, i falsi sinistroidi (uso appositamente il suo stesso termine), Berlusconi, i berlusconiani e gli indipendentisti veneti ergo o non vota oppure appoggia partitelli ininfluenti. Niente di più sbagliato: io voto, ed il destinatario del mio voto è affare mio. Questo però non mi impedisce di esprimere la mia opinione sull’operato di chiunque, senza sputare nel piatto in cui mangio, per usare una locuzione particolarmente adatta alla situazione. Posso permettermi di fare questo prima di tutto perché non ho nessun interesse a favorire questo o quell’altro; e poi, anche se per assurdo avessi questo interesse o fossi costretto ad averlo, chiuderei La Voce che Stecca piuttosto che farla divenire l’organo di stampa di questo o quel partito. Se questo atteggiamento mi porta senza dubbio ad avere come “nemici” esponenti e simpatizzanti di qualunque partito, il guadagno arriva al lettore più serio ed attento, colui che, nonostante le proprie indiscutibili idee, è consapevole che la politica è una cosa seria e che, qua in Italia, si cerca sempre di più di farla diventare una buffonata.

Cordiali saluti

 

Tito G. Borsa

direttore.lavocechestecca@gmail.com