M5S primo partito, ma al governo ci torna il Pd

Come abbiamo visto, il nuovo esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni avrà al suo interno più di qualche membro del governo Renzi e, verosimilmente, si fonderà sulla fiducia della stessa maggioranza. Un altro governo Pd-NcD-Ala e briciole varie che nasce mentre un sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato sul Corriere mostra che all’8 dicembre il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica italiana (31,5%), mentre il Pd è staccato di quasi due punti (29,8%).
Pur consapevoli che non bisogna prendere i sondaggi come verità assoluta e che comunque qualunque esecutivo deve basarsi primariamente sulle maggioranze parlamentari e non sul consenso popolare, è innegabile che questa coincidenza possa dar luogo a più di qualche riflessione. Proviamo a condividere con voi il nostro ragionamento.
Al di là di tutto il resto, il compito principale del nuovo esecutivo è quello di creare una legge elettorale – possibilmente al 100% costituzionale – uniforme per Camera e Senato: nonostante Mattarella rifiuti l’idea di un governo di scopo, tra poco più di un anno finirà la legislatura e per allora questo traguardo deve essere raggiunto.
La legge elettorale è una legge ordinaria. È una banalità ma serve ripeterla per ricordare che per la sua approvazione è necessaria la maggioranza semplice in aula, quindi – essendo fondato il governo su una maggioranza analoga – non è necessario l’intervento delle opposizioni per approvarla. Questo è ovviamente del tutto legittimo, ma suona alquanto paradossale per due ragioni: a) stiamo parlando come sempre di una maggioranza «drogata» dal premio incostituzionale del Porcellum; b) sia a causa del correttivo della legge elettorale valida nel 2013, sia a causa dei cambiamenti delle preferenze politiche degli italiani, non solo il Pd non ha (e non ha mai avuto) la maggioranza assoluta dei voti, ma ora non è nemmeno più il primo partito italiano. Quindi ci troviamo al governo la seconda forza politica grazie a un premio di maggioranza incostituzionale.
Badino bene i lettori: non c’è nulla di illegale o di illegittimo in tutto questo, ma il paradosso rimane, no?
Probabilmente non c’era altra scelta, visto che i 5 Stelle non hanno i numeri per governare da soli e non hanno intenzione di allearsi con nessun altro, però un consiglio a Paolo Gentiloni ci sentiamo di darlo: al di là delle scelte politiche che caratterizzano (e devono caratterizzare) l’operato dell’esecutivo, per quanto riguarda la legge elettorale sarebbe il caso di coinvolgere quante più forze politiche possibile per creare una legge nata per esprimere in parlamento il volere dei cittadini, senza favorire o penalizzare nessuno.
«Grillo non conta niente. La legge che vogliono fare è un qualche tipo di proporzionale in modo che i 5 Stelle non governino», così ci aveva detto il direttore del Fatto Quotidiano.it Peter Gomez che abbiamo intervistato qualche giorno fa. Speriamo di potergli dare torto, anche se l’ottimismo ormai è un sentimento che latita.