Non solo il rinoceronte bianco: altre specie sono a rischio

Quando eravamo bambini c’erano degli argomenti che ci appassionavano particolarmente, per cui provavamo un’attenzione parecchio alta. Soprattutto nei primi anni di scuola, alle elementari, i temi etici sono rimarcati: su tutti il rispetto della natura, con la partecipazione attiva a iniziative quali «M’illumino di meno», giornate contro lo spreco dell’acqua, sulla differenziazione dei rifiuti, sul rispetto per gli animali e molte altre proposte importanti. Crescendo e comprendendo la reale complessità dei problemi si tende, purtroppo, a non pensarci più. Semplicemente perché fa comodo così, si viene sopraffatti dai mille impegni di tutti i giorni e il resto passa in secondo piano.
Questi ricordi sono in parte riaffiorati oggi, quando è apparsa la notizia della morte di Sudan, l’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco settentrionale; rimangono in vita ancora, invece, due esemplari femmine.
L’estinzione delle specie in sé non sarebbe una cosa prettamente negativa, anzi in natura è normale: il clima cambia a lungo andare, quindi alcune specie scompaiono e altre nascono. Nel 2017, fra lumache e farfalle, sono state scoperte 85 nuove specie di animali. Il problema si è reso più imponente negli ultimi 150 anni, sostanzialmente da quando è iniziata la rivoluzione industriale: lo sfruttamento di ampie aree per usufruire delle materie prime, unito alla caccia selvaggia, ha messo a rischio una quantità enorme di specie animali. Ad oggi sono a rischio il 12% dei volatili, il 25% dei mammiferi (compresi nostri parenti stretti, come Gorilla e Scimpanzè), il 25% dei rettili e il 20% dei pesci.
Appena una settimana fa un rapporto WWF diceva che, anche rispettando gli accordi di Parigi, che prevedono un aumento della temperatura di due gradi al massimo, il 25% del totale delle specie sarebbe a rischio. Nel Living Planet Report, pubblicato sempre dal WWF a fine 2016, si evidenziava che dal 1970 al 2012 la popolazione di tutte le specie si è ridotta addirittura del 58%: s’è acceso il campanello d’allarme in vista di una prossima probabile estinzione di massa, dovuta anche al record storico di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera.
Da una decina d’anni gli esperti hanno iniziato a parlare di sesta estinzione di massa, ritenuta la più importante dopo quella dei dinosauri. A scomparire più rapidamente sono le specie di uccelli, ad esempio il Dodo che è diventato simbolo di questa sciagura, ma anche altri mammiferi non se la passano di certo bene. Basti pensare che alla giraffa è stata dedicata una giornata mondiale, dopo che negli ultimi quindici anni gli esemplari si sono ridotti del 40%, principalmente per colpa di comportamenti umani inadeguati.
Per riacquistare un po’ di consapevolezza su questo tema dovremmo tornare a guardare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino: non esistono forse  altri modi per riuscire a dare finalmente sostegno alle battaglie, i governi sembrano disinteressarsi e per ora non resta altro che affidarsi alle molteplici associazioni animaliste.