Note a margine sull’addio di Cofferati

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E fu così che Sergio Cofferati, candidato sconfitto alle primarie del Pd per la regione Liguria, scoprì – come si suol dire – il suo culo allo specchio. Annullati 13 seggi (per un totale di circa 1000 voti) per irregolarità: l’ex sindacalista lombardo non ci sta e abbandona il Partito Democratico. Strano che lo faccia proprio ora e non già nel 2011, quando vennero annullate le primarie a Napoli per 3 seggi contestati; ma si sa che finché non veniamo bruciacchiati noi va a fuoco la casa degli altri, anche se siamo in un condominio.
Che le primarie fossero una buffonata lo sapeva anche uno come Gasparri: da un lato, se si limita il voto agli iscritti, la stragrande maggioranza degli elettori a buon diritto si incazza perché non può esprimere la propria preferenza; dall’altro, se si fa votare chiunque, è ovvio che possono presentarsi anche esponenti di altri partiti oppure individui pagati per votare un certo candidato.
Lo ripetiamo, magari in forma più elegante: Cofferati, indignandosi per le irregolarità dei voti e abbandonando il Pd, ha sostanzialmente scoperto l’acqua calda, ossia che le primarie sono sempre e comunque una pagliacciata. Ci chiediamo però – anche se non possiamo pretendere una risposta: Cofferati avrebbe fatto tutta questa sceneggiata se avesse trionfato al posto della benemerita Paita? Lasciamo al buon Sergio il beneficio del dubbio.

Tito G. Borsa