Il M5S, partito della prima repubblica

Il Movimento 5 Stelle è profondamente cambiato e non ci si poteva aspettare progresso differente nella struttura e nelle modalità del partito fondato da Beppe Grillo, visto che ormai da 4 anni lavora in parlamento e ha piazzato moltissimi eletti fra sindaci, consiglieri comunali e regionali, nonché deputati europei.
Un partito da prima repubblica, chiuso e asserragliato mentre controlla che i diktat dall’alto vengano eseguiti da ogni eletto. Il contraddittorio è di rado ammesso senza conseguenze, la linea da seguire in caso di problemi con la giustizia è stata messa nero su bianco solo da qualche settimana, e – come vi abbiamo raccontato – è notizia di pochi giorni fa che Beppe Grillo e Davide Casaleggio, attraverso i responsabili della comunicazione del Movimento, intendono controllare le mosse mediatiche di chi sta sotto. Questo da una parte mette al sicuro, o quasi, il M5S da figuracce come quella della senatrice Enza Blundo che accusò il governo di aver abbassato la magnitudo del terremoto del centro Italia di qualche mese fa; se da una parte viene tutelata l’immagine del Movimento, dall’altra si mette un filtro fra quello che i politici vorrebbero dire e quello che poi arriva all’opinione pubblica. Questo, lo abbiamo scritto qualche giorno fa, renderà molto difficile comprendere se abbiamo davanti uno statista o un cretino.
Ma la svolta verso il passato del Movimento 5 Stelle va oltre: gli eletti, da protagonisti della spinta antisistema italiana, si sono trasformati essi stessi in establishment. Certamente separati da quelli che ormai da decenni vivono di politica, ma hanno creato un piccolo universo a sé stante chiuso in se stesso. I contatti con l’esterno sono estremamente ridotti, al di là dei soliti noti che ormai sono rodati. La nostra Gerarda Monaco ha cercato in questi giorni di contattare un parlamentare pentastellato, il quale si era mostrato in passato molto disponibile con chi scrive (anche se non ne venne fuori alcuna intervista), ma fra telefonate a vuoto e messaggi su whatsapp visualizzati ma senza risposta, il tentativo di Gerarda (notoriamente tutt’altro che ostile al M5S) è fallito.
Noi non siamo nessuno e anche se fossimo «importanti» non prentenderemmo certo di essere accontentati sempre e comunque: ognuno ha i suoi impegni e noi li rispettiamo. Però questo non può che stonare con l’immagine del Movimento degli inizi: Gerarda è una simpatizzante che, al di là del lavoro per questo blog, dovrebbe avere il diritto di chiedere conto ai suoi eletti del loro operato. E questo non è stato possibile: la nostra collaboratrice ci ha provato più di una volta ma sempre senza successo.
Se davvero il M5S punta, dopo la sistemazione costituzionale dell’italicum, al 40% dei voti alle prossime elezioni, così da ottenere il premio di maggioranza e quindi la maggioranza assoluta alla Camera, deve ripartire dal basso e cercare di coinvolgere sempre di più gli elettori. Solo così la differenza rispetto agli altri verrà fuori, e poi – chissà – nel coinvolgimento totale della base il M5S potrebbe essere seguito anche dagli altri partiti. E questo sarebbe davvero il cambiamento.