Il Salvini bolscevico parte da Ponte di Legno

Ponte di Legno: un comune italiano di 1700 anime in provincia di Brescia che anche quest’anno ha dovuto sorbirsi i discorsi della Lega. Matteo Salvini, «intervistato» da Paolo Del Debbio, ha trasformato un colloquio in un comizio: tema principale ovviamente l’immigrazione, con una breve ma sin troppo significativa parentesi sul reato di tortura.

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Il leader della Lega ha promesso che, nel malaugurato caso in cui salissero al governo, il loro primo provvedimento permetterebbe a polizia e carabiniere di avere «mano libera per ripulire le nostre città». Il riferimento al ddl riguardante il reato di tortura è ben poco velato: «Onore ai poliziotti e ai carabinieri che ci difendono, che sono nel mirino di un parlamento infame», ha gridato alla folla Salvini, esibendo una maglia regalatagli da dei poliziotti.
Poi è il turno dei migranti: «È tornata l’ora di difendere i confini», è stato il grido di battaglia. I leghisti sono forti, sono i veri patrioti, mentre gli altri no: sono «italiani smidollati che spalancano le porte di casa nostra a quelli che sono qua per invaderci e per impossessarsi di quello che è il nostro futuro». «Questa non è un’emergenza: è una pulizia etnica», è arrivato a dire il segretario del Carroccio. Non ha mai invocato una «pulizia etnica», nonostante venga riferito da molti quotidiani, ma, ripetiamo, ha auspicato che le forze dell’ordine abbiano «mano libera» per «ripulire ogni semaforo delle nostre città, di prenderli su un bel furgone e di scaricarli a 200 chilometri di distanza in mezzo al bosco, così almeno ci mettono un po’ di tempo a tornare in città» e qui si riferisce alle «zecche lavavetri», ai «rompicoglioni» fuori dai supermercati e ai «rompipalle» fuori dagli ospedali.
Ma questi discorsi gravissimi e adatti a un’osteria e non a un comizio politico erano soltanto l’antipasto, subito dopo ecco l’invito alla mobilitazione: «Bisogna fare un passo oltre: scegliere un albergo per ogni regione, dove da mesi bivaccano questi clandestini, e ce lo andiamo a riprendere e lo diamo agli italiani in difficoltà» e poi l’augurio: «E che quegli albergatori vadano in fallimento, perché chi campa di immigrazione clandestina non è capace di fare il suo mestiere».
Sempre la solita minestra (e sempre più il desiderio di saltar dalla finestra): discorsi facili, utili a racimolare voti ma assolutamente vani per risolvere il problema immigrazione perché si tratta di un’emergenza e quello della povertà. Non si capisce perché Salvini abbia tanta paura che venga ratificato un limite al potere delle forze dell’ordine, se sono tutte persone che attaccano proporzionalmente al modo in cui vengono attaccate. «Chi indossa una divisa va rispettato», spiega il mirabolante Matteo, chissà se va rispettato anche chi – in virtù di quella divisa – ha deciso di ergersi a Dio e di poter decidere della vita e della morte di un altro individuo non certo pericoloso. Il reato di tortura permetterebbe di combattere le mele marce all’interno delle forze dell’ordine, ma questo Salvini non lo dice. Ora vi salutiamo, aspettando con ansia il primo commando leghista: «panza» Salvini in testa, con Bitonci e Zaia a guardargli le spalle. Vediamo se davvero in questo momento di difficoltà i leghisti avranno il tempo da perdere e le forze da sprecare per commettere un reato.