Scelta e costrizione: le due facce della prostituzione

La prostituzione in Italia è un fenomeno che coinvolge migliaia di donne, il cui numero esatto è difficilmente calcolabile, e che mostra due facce della medaglia, due poli opposti che in comune hanno appunto il fenomeno pratico del prostituirsi, anche se le strade che portano a esso sono assai diverse. 

Per un verso, la prostituzione è un lavoro libero e legittimo che troverà sua testimone in una persona che è stata intervistata per questo articolo e di cui verrà mantenuto l’anonimato. Per l’altro verso, la prostituzione è una pratica di sfruttamento che trova le sue vittime nella tratta umana, che trae guadagno dai flussi migratori e dalle condizioni precarie dei migranti e delle persone fragili. Persone che si trovano in condizioni di instabilità e vulnerabilità sociale ed economica nel loro Paese di origine vengono convinte con false promesse a trasferirsi per esempio in Italia, dove la prostituzione non è regolamentata.

Il fenomeno della tratta

In molti casi, come testimonia Lule Onlus, donne vittime di tratta vengono poi intrappolate nel circolo della prostituzione, soggette a sfruttamento e sottopagate, non avendo quindi nessuna tutela garantita nel loro lavoro. Una tecnica di schiavitù moderna che viola i diritti essenziali dell’essere umano.

In Italia sono molte le associazioni che si occupano di salvare le donne vittime di tratta e tutelarle cercando loro una sistemazione e una stabilità in quanto rifugiate scappate dal paese di origine, senza dimora e possibilità di autosussistenza. 

L’associazione Lule si occupa di prelevare donne che si prostituiscono contro la loro volontà da situazioni di disagio sociale ed economico e cerca di reintegrarle in società dando loro l’opportunità di una nuova vita con garanzie nella legalità. 

La prostituzione in quanto sfruttamento e assenza di reale consenso da parte delle prostitute, tuttavia, rappresenta un lato della medaglia, che incarna solo una parte dell’opinione pubblica italiana sul tema e che purtroppo, a volte, la condiziona.

La prostituzione come lavoro

Sono numerosi su Internet i siti di incontri dove coloro che si prostituiscono possono farlo a condizioni più sicure da tutti i punti di vista, ed è per questo che siamo entrati in contatto con una donna di cui viene tutelato l’anonimato, che ci ha raccontato come funziona la prostituzione sui siti di incontri di escort.

Ci racconta che, come sex worker, il suo lavoro le permette di avere un’indipendenza economica: «Potendolo fare autonomamente, senza essere legata a una persona che gestisca il mio lavoro e il mio tempo, mi sento libera di gestire il mio lavoro sia da un punto di vista economico che morale».

Durante la nostra conversazione, l’intervistata ha sottolineato il fatto che prostituirsi non è per lei qualcosa che la stacca dal suo corpo e che lo rende un oggetto, ma che riesce a «essere piena proprietaria del mio corpo, essendo piena proprietaria del mio tempo e delle mie azioni». 

«Certo, vorrei che il mio lavoro fosse tutelato e, in quanto impiego del mio tempo e delle mie forze, potesse darmi una stabilità nel mio futuro», ci ha spiegato, aggiungendo che è inutile paragonare la prostituzione «di strada», gestita da terzi e sfruttata, con il lavoro (e ci tiene a definirlo tale) che una escort pratica per sua decisione e per suo pieno profitto.

Parlando di prostituzione in generale ci si riferisce a due mondi opposti: da una parte le vittime di tratta e dall’altra chi decide autonomamente di prostituirsi. L’opinione pubblica sembra avere difficoltà a scindere le due modalità di prostituzione e le decisioni prese a riguardo, dal punto di vista politico e legislativo, non rispecchiano la piena comprensione sul tema, che ora come ora manca.

Team WatchDogs: Giulia Girardello, Bianca Peri, Jennifer Riboli

Supervisione giornalistica: Tito Borsa

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