Di Stefano e Mori CasaPound: «Uscire dall’Euro e applicare la Costituzione»

Simone Di Stefano, 41 anni, è il segretario di CasaPound Italia, candidato alla Presidenza del Consiglio.

Qual è il primo provvedimento che vorreste mettere in atto se alla guida del Paese ci foste voi?

Assolutamente l’uscita dell’Euro, quindi il recupero della nostra piena sovranità monetaria ed economica in generale, perché l’uscita dalla moneta unica è collegata alla fine del pareggio di bilancio in Costituzione. L’uscita dall’Ue restituirebbe alla nostra nazione la piena sovranità. Vorremmo realizzare tutto questo nella maniera più fulminea possibile perché non dobbiamo dare la possibilità ai nostri avversari di mettere in atto quelle misure per cercare di far saltare l’economia italiana così come hanno tentato di fare nel 2011 quando hanno creato la crisi dello spread. Quindi, i primi provvedimenti sarebbero una serie di decreti legge nei primi quattordici giorni per mettere sotto controllo totale  dello Stato l’intero sistema bancario affinché i capitali non vengano spostati e si possano mettere in campo tutte quelle mosse per attuare il passaggio dall’Euro alla Lira in piena sicurezza.

Come intendete rapportarvi con gli immigrati regolari già residenti in Italia che hanno il pieno diritto di rimanervi?

Coloro che hanno le carte in regola e lavorano non avranno nessun problema. Noi ce l’abbiamo con chi è qui e non ha il permesso di stare, con chi è arrivato negli ultimi cinque anni e non ha alcun motivo per essere qua, perché non c’è lavoro, non c’è futuro, non c’è sviluppo, per cui secondo noi chi non ha mezzi di sostentamento propri occorre che torni indietro facendo il possibile affinché trovino una casa e un’occupazione nel loro Paese.

Appoggereste un governo di centrodestra?

Un governo di centrodestra non esisterà mai perché non avranno i numeri, né alla Camera né al Senato ci sarà una loro maggioranza. Comunque, con Forza Italia e con la sua visione liberista noi non vogliamo aver nulla a che fare. Semmai esisterà un esecutivo sovranista che ci propone l’uscita dall’Euro e dall’Ue e misure per fermare l’immigrazione, un appoggio esterno ci potrà essere, ma con Tajani o Draghi o altri uomini di Bruxelles alla Presidenza del Consiglio noi non ci schiereremo mai a favore.

Marco Mori, invece, 39 anni, è da considerarsi una new entry nel partito: avvocato, da sempre impegnato in difesa della Costituzione, precedentemente si è presentato con Riscossa Italia alle amministrative di Genova 2017, senza tuttavia essere eletto.

Che cosa vi distingue dalle altre forze di stampo sovranista?

Di altre forze sovraniste candidate purtroppo non ce n’è nessuna, a parte qualche singolo individuo (ndr gli economisti Bagnai e Borghi nella Lega), ma nessuno ha nel programma l’uscita dall’Euro e dall’Unione Europea e soprattutto l’attuazione del modello economico costituzionale, che è la caratteristica principale di CasaPound. Infatti, fatta salva un’appartenenza ideologica che non rinnega, Cpi è l’unico partito che dichiara di voler pienamente attuare la Costituzione, l’unica via per abbattere la crisi e superare questa dittatura liberista. Prendiamo come esempio l’articolo 41 della Carta Costituzionale che riconosce l’iniziativa privata, però specifica come non debba mai svolgersi in contrasto con l’utilità sociale. Chiaramente, c’è un limite alla libertà economica laddove questa invade la sfera dei diritti fondamentali altrui. Nell’art. 42 troviamo, invece, il divieto di accentramento di ricchezza nelle mani di pochi perché questo diventa un potere politico; qui parliamo dei grandi cartelli, delle multinazionali, un nemico da contrastare perché impone agli stati la propria volontà. Continuando, l’articolo 43 ci dà la possibilità di nazionalizzare, salvo indennizzo, tutto ciò che è d’interesse nazionale. Anche su questo Cpi ha degli obiettivi precisi.

Non vi sembra antitetico da una parte rifarsi ai dettami costituzionali e dall’altra il legame col Fascismo?

Il discorso Fascismo per CasaPound è, nei fatti, un problema semantico. Non vogliamo mettere in piedi ciò che ha compiuto il regime fascista, non c’è alcuna deriva totalitaria, nessun metodo antidemocratico. Condanniamo le leggi razziali e la persecuzione degli Ebrei e ogni deriva dittatoriale. Noi facciamo riferimento a una scuola di pensiero. Il Fascismo aveva una dottrina che poi si è tradotta nel modello economico costituzionale. Ciò a cui ci rifacciamo è il concetto di un corpo unico da parte dello Stato che agisce all’unisono per gli interessi nazionali. Capisco che questo possa spaventare  qualche elettore perché si sta strumentalizzando molto facendo sì che il tema sia sempre il ritorno al Fascismo, ma l’ammirazione verso questa ideologia è pienamente legittima. La legge Scelba non punisce un partito che si chiama fascista, ma chi vuole imporsi con sistemi antidemocratici o chi intende sopprimere libertà costituzionali. Per questo dovrebbe essere messo al bando chi propone gli Stati Uniti d’Europa, che chiede di mettere fine alla forma repubblicana.

Un commento sulla candidatura degli economisti sovranisti Borghi e Bagnai con la Lega? 

Anch’io ho ricevuto proposte dalla Lega, ma le ho rifiutate per due motivi. Il primo è che si tratta di un partito spiccatamente liberista che non ha capito che l’Euro e l’Ue sono strumenti di un’ideologia; se noi non combattiamo il liberismo e non diciamo che l’economia deve essere disciplinata e controllata dalla democrazia avremo poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi perché non avremo una corretta ridistribuzione della ricchezza. La seconda ragione è la sua vicinanza a Berlusconi, il quale, pur dopo il colpo di stato subito nel 2011, è rimasto completamente asservito alle logiche di Bruxelles. Personalmente, giudicherò Borghi e Bagnai in base al loro futuro operato.