Sul sovranismo e la democrazia sostanziale

Sul sovranismo si è detto tutto e il contrario di tutto, specialmente da soggetti esterni, che hanno avuto il pieno interesse ad alterare i concetti di questa dottrina, così da inquinarla agli occhi dei cittadini, mistificando il suo fine tramite un raffinato miscuglio con la dottrina nazionalista.

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Per inquadrare una corrente di pensiero non si può che partire da una definizione, che tratteggi il perimetro d’influenza di tale pensiero. Per chi vi scrive, il sovranismo persegue il recupero totale delle limitazioni di sovranità nel tempo concesse, al fine di una completa attuazione dei principi costituzionali della Repubblica.

Il sovranismo sta tutto in questo concetto, semplice e chiaro, perfettamente collegato al patto sociale che regola i rapporti tra i cittadini nella Repubblica italiana. Per questo motivo, ciò che esprime il Ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona, è perfettamente condivisibile. Egli ha più volte ribadito, pur non essendo sovranista, che questa dottrina non possa essere omologabile in un unico pensiero a livello internazionale; c’è un sovranismo italiano, un sovranismo francese, un sovranismo spagnolo, semplicemente per il fatto che ogni Costituzione nazionale e quindi ogni patto sociale tra cittadini ha delle sue peculiarità, che non possono essere spostate in un contesto nazionale differente.

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Tratteggiato questo contesto, possiamo ben comprendere come l’istanza del recupero della sovranità monetaria sia il primo punto in agenda di qualsiasi cittadino che appoggi questa dottrina. Lo stiamo vedendo giornalmente cosa significhi non avere il controllo della moneta, mediante lo strumento dello spread. Vi è un legame perfetto tra l’aumento dello spread e l’impossibilità di garantire il debito attraverso l’intervento di una banca centrale nazionale, soggetto che emette la moneta in cui il debito pubblico è denominato. Mancando questo controllo, si perde di fatto l’essenza della democrazia sostanziale, ovvero il collegamento elettore-eletto, in quanto la politica non dovrà esclusivamente preoccuparsi di rispondere a chi essa rappresenta in Parlamento, ma dovrà cercare di non perdere la fiducia dei mercati finanziari, pena il mancato rifinanziamento del debito in scadenza, e quindi il default. Lo sappiamo benissimo che gli interessi dei cittadini non coincidono con quelli dei mercati finanziari e qui si crea uno scontro netto, che porta il politico a dover prendere una scelta decisiva: rispondere al suo programma, pena la rabbia dei mercati; o rispondere ai mercati, pena la rabbia dei cittadini.

Chi è l’acquirente maggiore del debito pubblico italiano? La BCE. Il mercato che ha rifinanziato il nostro debito negli ultimi anni, in sostanza, è la BCE (Blu scuro).

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C’è un’altra via, che si chiama sovranismo. Esso non veniva semplicemente preso in considerazione, perché era un prerequisito per l’ottenimento e il mantenimento di una vera democrazia sostanziale. Quella che oggi è diventata una terza via, passa dal recupero delle porzioni di sovranità esternalizzate, in maniera tale che il mercato possa essere una semplice componente, ma non una minaccia.

Per capirci meglio, il bollettino n. 36 della BCE ci dice che uno stato avente moneta sovrana non è soggetto a default, qualora il suo debito sia denominato nella valuta che esso stesso controlla.

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Legato al controllo nazionale della moneta, dev’esserci un collegamento della Banca Centrale Nazionale al Ministero del Tesoro, in maniera che essa sia vincolata ad agire da prestatrice di ultima istanza, ovvero da acquirente ultima del debito pubblico che il Tesoro deve rifinanziare sul mercato.

Questa è la principale condizione necessaria (ma non sufficiente), per recuperare una democrazia sostanziale, che oggi si sta provando a riconquistare a fatica, un passetto alla volta. Ci sarà da soffrire ancora.

Immagine di copertina: Fronte Sovranista Italiano