Troppo odio per Greta e Vanessa

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Ho letto molte opinioni sulla vicenda di Greta e Vanessa e, siccome mi pare che si sia un po’ smarrito il bandolo della matassa, vorrei cercare di fare il punto della situazione. Partirei da quanto ho letto sui social, miniera di infinite bestialità. Perdonatemi se dico banalità o cose già sentite.
Come al solito, non parlo da giornalista, ma da ragazza coetanea di quelle due. E vorrei parlare animata da spirito critico. Partiamo da alcuni presupposti. Abbiamo riportato a casa due ragazze; un riscatto è stato pagato (altrimenti perché sarebbero state liberate? Bontà natalizia postuma?); dodici milioni è una cifra poco attendibile perché viene da una fonte poco attendibile (più o meno? non lo sapremo mai); l’Italia, così come molti altri paesi, ha sempre pagato i riscatti, un cambio di politica, legittimo, andrebbe quantomeno annunciato. Si può essere d’accordo o meno, ma mai ho assistito a una tale campagna di odio puro contro due volontarie. Essere contrari al riscatto è ragionevole, vomitare odio no. Se sei contrario al riscatto, devi esserlo sempre e non questa volta, perché va di moda esserlo. Di norma, gli italiani si dividono su tutto, ma quando c’è di mezzo un connazionale in pericolo si uniscono, non stavolta.

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In queste ore sembriamo divisi, secondo un modo di pensare malato, in team «Greta e Vanessa» contro il team «vengono prima i marò». Se ami le une allora per diretta conseguenza odi gli altri, solo io lo trovo assurdo? Non sono buonista, né tanto meno una che conta le vittime italiane negli attentati. Sono una che spera che, di fronte alla morte, scompaia ogni nazionalità. È vero, quei soldi che abbiamo pagato genereranno morte. Ignorare le conseguenze sarebbe non solo stupido, ma un vero crimine contro l’umanità. Per cui chiedo al Governo Italiano e a tutti i Governi Democratici di intensificare gli aiuti umanitari in Siria, di favorire l’espatrio dei siriani in fuga dal terrorismo, ho poca voce e so che questo appello cadrà nel vuoto più totale, ma mi sento in dovere di farlo.
Fosse dipeso da me, avrei pagato, ma solo dopo aver messo su una bella rete di cooperazione internazionale. E se questo aiuto fosse stato insufficiente, inferiore al riscatto, non avrei pagato, ma io non sono un ministro dagli esteri, non so assolutamente nulla. Sono coraggiosa e imprudente come Greta e Vanessa, su certe cose. Proprio mentre scrivo, ottanta persone, di cui 50 ragazzini, sono stati rapite in Nigeria, ora li sento come miei fratelli. Il dolore è universale e questo 2015 ne ha portato così tanto in soli venti giorni che, se siete d’accordo, passerei direttamente al 2016.