Ancora ostacoli per il Parco dell’Appia Antica

Sono trascorsi solo pochi mesi dalla nascita del Parco Archeologico del Colosseo a Roma (inizio gennaio di quest’anno), che – secondo il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini – porterà a un aumento in termini di tutela e valorizzazione dell’area. Sempre nel Lazio, non molto lontano dalla capitale, la riforma del Mibact ha istituito un altro Parco Archeologico: quello dell’Appia Antica, la cosiddetta Regina viarum (lett. «regina delle strade»).
La celebre strada di origine romana è stata oggetto di conservazione sin dagli anni Sessanta, quando è iniziato il controllo sugli abusi edilizi (circa 1,5 milioni di metri cubi fino al 2011): già forte del vincolo paesaggistico del 1953, all’area è stato applicato un piano regolatore generale nel 1965 che non prevede alcun tipo di edificabilità.
Nonostante una serie di problemi, gli interventi effettuati sul territorio hanno dato i loro frutti: fino al 2000 non era possibile visitare alcun monumento, oggi invece si visitano Cecilia Metella, Castrum Caetani, Villa dei Quintili e altri. Inoltre, l’antico tratto di strada, sepolto sotto strati d’asfalto, ha nuovamente rivisto la luce; i sepolcri sono stati restaurati, come anche l’Acquedotto dei Quintili e il Mausoleo di Gallieno che sono in via di completamento. Alle Tombe di via Latina i restauratori hanno iniziato a metter mano alla Tomba Barberini, da aggiungere alle due già visitabili dei Pancrazi e dei Valeri.
Benché questi interventi facciano ben sperare, è ancora molto il lavoro da fare nell’area dell’Appia Antica. In particolare, è necessario mirare a una maggior tutela dagli abusi, alla riduzione del traffico privato e al finanziamento di acquisizioni, scavi e ricerche. Di prioritaria importanza è il restauro dell’ultimo tratto romano della strada, nei pressi di via di Fioranello, tutt’ora inaccessibile e deteriorato, recuperando l’ettaro di terra concesso dal demanio militare.
Dal 1996, Rita Paris – ex direttrice del Palazzo Massimo – porta il contributo della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma a questo territorio, e ora è stata nominata da Franceschini direttrice del nuovo Parco Archeologico dell’Appia Antica. Malgrado la grande volontà di dar inizio agli interventi, la ricchezza dei progetti e delle idee, la Paris si è trovata davanti a dei limiti che sembrano insormontabili. Il nuovo Istituto autonomo prevede 132 unità totali di personale: 8 archeologi, 8 architetti, uno storico dell’arte, un archivista, il personale amministrativo, i vigilanti e altri. Il problema è che, ad oggi, c’è un solo architetto e nessun amministrativo né archeologo; non c’è neppure una sede per la direzione, poiché manca una struttura atta ad accoglierla lungo la Via. L’attività dei volontari deve ancora avere inizio e l’attuale personale – composto da soli guardiani – si aggira attorno alle 15 unità.
Il budget previsto dal Mibact per ciascun Istituto autonomo è di 1,1 milioni di euro annuali, ma per il Parco dell’Appia Antica ne servirebbero all’incirca 3,5. L’attuale cifra riesce a malapena a coprire le spese ordinarie (bollette, manutenzione, sorveglianza ecc.). «Io sono pronta» ha dichiarato Rita Paris, appellandosi poi al Ministro Franceschini: «l’aiuto dei privati, con cui comunque collaboro dal ’94, non basta». In effetti, la situazione del neo Parco Archeologico dell’Appia Antica è ai limiti del drammatico, con un budget tre volte inferiore al necessario e una grave mancanza di personale tecnico. Come può esistere un parco archeologico senza archeologi?