Riforma: sulla Costituzione non ci si può accontentare

«Non è drammatico dire che a volte si sceglie il meno peggio», così Emma Bonino ha commentato la propria dichiarazione a favore del «Sì» al referendum. Ragionamento che va di pari passo con il «meglio questo che niente», come se l’alternativa fosse un vuoto legislativo e non una Costituzione che funziona da quasi 69 anni.

emmabonino

Scegliere il meno peggio è «quello che una forza di governo come la nostra ha fatto spesso in Parlamento»: in effetti i Radicali hanno sempre appoggiato chiunque desse risonanza alle loro battaglie, come vi abbiamo già raccontato. «È probabile che se vince il “No” ci sarà un cambio di quadro politico, si dice così in politichese. E ho l’impressione che i temi che stanno a cuore a noi radicali non riceverebbero maggiore ascolto da Salvini, Brunetta e perfino Grillo» e qui casca l’asino: la Bonino si aggiunge al coro di quelli che legano indissolubilmente, e sulla base di nessi che vedono solo loro, il risultato del referendum al destino del governo Renzi. A parte il fatto che è difficile trovare punti in comune fra la politica dei primi due anni e mezzo di Renzi premier e le storiche battaglie dei Radicali, spiegate a Emma Bonino, donna intelligente e acuta, che non sono i referendum a far cadere i governi ma le crisi parlamentari e (più frequentemente) quelle extraparlamentari.
Purtroppo non esistono esempi storici tali da sostenere l’una o l’altra idea, perché questo è il terzo referendum costituzionale che ha luogo nel nostro paese. Nel primo caso, nel 2001, vinse il «Sì» (e comunque era una modifica microscopica in confronto a quella che voteremo il 4 dicembre) e nel secondo caso, nel 2006, la riforma voluta dal centrodestra venne bocciata quando al governo c’era il centrosinistra, quindi si prefigurava una situazione molto diversa da quella attuale.
Emma Bonino dovrebbe capire che non ci si può accontentare del «meno peggio» quando si parla della Costituzione: la Carta è modificabile ma, visti i tempi abbastanza lunghi che ogni modifica richiede, non si può pensare di correggere il tiro in un secondo momento.
Matteo Renzi deve rimanere al governo indipendentemente dal risultato del referendum: solo il parlamento, e non i cittadini, può decidere se e quando sfiduciarlo.