Di Matteo, il magistrato dimenticato che pensa alla politica

Antonino Di Matteo, un magistrato sconosciuto agli onori della cronaca.
Nasce in Sicilia nel 1961, laureatosi in giurisprudenza entrò in magistratura nel 1991 e nel 1999 diventò pubblico ministero.
In questo momento sta indagando su quei fatti accaduti venticinque anni fa, ossia a quell’accordo tra pubblica amministrazione e malavita organizzata chiamata Trattativa Stato-Mafia. Essa è un complesso di scambi di favori della politica verso Cosa Nostra per porre fine alle stragi del 1992 e del 1993.
Avendo ricevuto minacce di morte da Totò Riina e da Matteo Messina Denaro, Di Matteo ha una scorta di massimo livello, dotata anche di un bomb jummer, ossia di un dispositivo di sicurezza che impedisce l’attivazione dei telecomandi per esplosioni nell’area di passaggio del veicolo blindato. A Palermo, secondo il pentito Galatolo, sono già pronti 150 kg di esplosivo per farlo saltare in aria, come successe proprio venticinque anni fa a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e le relative scorte. L’attenzione è massima.
Nell’aprile del 2015 e nel luglio del 2016 partecipò al concorso per entrare nella Direzione Nazionale Antimafia, ma tutti e due ebbero esito negativo. Successivamente gli venne chiesto di far aparte della D.N.A. grazie a un trasferimento d’urgenza a causa dei rischi che correva a Palermo, ma rifiutò perché, a suo avviso, era visto come un segnale di resa che non intendeva dare. L’8 Marzo 2017 ha passato finalmente il concorso che lo ha portato all’interno della D.N.A. con il massimo dei punti, prendendo possesso dell’ufficio il 14 Giugno. Nel frattempo ha continuato ad indagare nel processo Trattativa.
Nel maggio del 2017  ha preso parte a un evento organizzato dal Movimento 5 Stelle, riguardante la giustizia, a cui parteciparono anche Piercamillo Davigo, Raffaele Cantone ed altri giuristi. Ha dichiarato, in questa occasione, una cosa che in pochi, se non quasi nessuno, si aspettavano, ossia che non avrebbe chiuso le porte ad un suo impegno in politica. E’ da tempo, appunto, che il Movimento 5 Stelle è in contatto con Antonino Di Matteo. Tra loro c’è una corte che dura dal 2014, quando venne nominato uomo dell’anno, un apprezzamento che ha portato il nuovo componente della D.N.A. a elogiare il codice comportamentale del Movimento 5 Stelle. Il Vice Presidente della Camera Luigi Di Maio ha affermato: «La disponibilità di Di Matteo è una buona notizia».
Essendo cittadino onorario di ventiquattro città, tra cui Roma, Milano, Torino, Livorno, Messina, un suo impegno in politica come ministro, qualsiasi fazione scelga, può solo giovare alla pubblica amministrazione italiana, oramai spolpata dalla corruzione. I media ignorano Antonino Di Matteo, il magistrato più temuto in Italia, come se in questo paese dove politica e mafia vanno a braccetto non ci fosse bisogno di giustizia e onestà. Lui fa parte di quelle persone che sacrificano se stesse, la propria vita privata, per il bene di un intero paese. Dobbiamo essergli grati.