Il Coronavirus certifica il fallimento ideologico del liberalismo

Questi giorni difficili che attraversiamo a causa del coronavirus hanno cambiato completamente il nostro approccio verso gli altri. Il valore della forte competitività sancito dall’art. 3 del TUE è completamente contrapposto all’art. 2 della Costituzione italiana che si basa sull’obbligo della solidarietà sociale. Quello che stupisce in questi giorni è il rinnegamento momentaneo di quei valori, in una situazione così critica e difficile per l’Italia, da parte di coloro che si definiscono liberali. Questo certifica in modo inequivocabile, il fallimento ideologico del liberalismo, e di come la solidarietà sia qualcosa di innato negli esseri umani e non di artificiale, semmai artificiale è il tentativo, per certi versi riuscito, di iniettare i principi del pensiero liberale alle classi popolari. Pure le personalità politiche più integraliste nel rispetto dei principi del liberismo si sono dimostrate più flessibili. Come potranno, quando sarà passata l’emergenza, ripeterci la solita litania?

Ciò che occorre chiedersi ora è se quest’atteggiamento di apertura a una maggiore spesa pubblica sia dovuto alla paura che il sistema che hanno costruito crolli rovinosamente vittima di un’influenza oppure se ci sia consapevolezza da parte di questi individui che occorre accantonare l’ideologia liberale per sempre. Purtroppo, si teme che la prima ipotesi sia quella più realistica, ma è corretto dedurre che il mondo post-Coronavirus non sarà più lo stesso. È probabile infatti, che qualche domanda, su questa improvvisa flessibilità da parte dell’Unione europea, che prima era giudicata impossibile, i cittadini italiani e non solo, se lo siano fatta. Perché, se è vero che l’insegnamento degli ultimi anni è stata quello del debito pubblico come nemico assoluto e dell’avanzo primario come strada maestra, bisognerà spiegare le motivazioni profonde di questo repentino cambiamento. Questo non vuole essere un complimento verso l’Unione Europea, anzi, semmai, il contrario; vuole evidenziare come un sistema oppressivo e criminale sia pronto a modificare le sue posizioni quando si rende conto che il castello di fandonie che ha costruito non reggerà a lungo.  Un piccolo cambiamento, è bene specificarlo, quasi ininfluente, visto che è cronaca degli ultimi giorni, molte famiglie stanno a corto di denaro per i bisogni più elementari. Occorrono infatti misure drastiche per contenere la povertà che dilagherà e che sta pian piano dilagando, soprattutto in zone completamente dimenticate come il Sud Italia. Viene il timore che senza misure molto più radicali e sostanziali come l’accredito immediato da parte della Banca Centrale Europea di liquidità sufficiente (denaro creato dal nulla) ai conti correnti di ogni cittadino, la situazione non potrà essere sotto controllo.

Ciò che ci si deve augurare è che questo cambio di rotta dell’Unione Europea possa far intendere ai cittadini italiani e degli altri paesi facenti parte dell’Unione il crimine perpetrato nei loro confronti con le misure draconiane di taglio alla spesa pubblica, in particolare alla sanità. Scelte politiche che hanno provocato e stanno provocando tutt’oggi molti, troppi morti.