Lode alla neve anticapitalista

Lode alla neve. Neve antiborghese, neve nemica dell’economicismo, neve rompicoglioni, neve contro la tirannia del lavoro e della scuola.
Da piccolo (ma neanche troppo), costretto ancora al quotidiano trasbordo verso le opprimenti mura scolastiche, speravo svegliandomi di vederti imbiancare i tetti e le colline, scendere a fiocconi e bloccare le strade. E che delusione se anziché al tuo biancore i miei occhi si aprivano sul paesaggio di sempre: la terra brulla, i rami spogli, le tegole dei tetti. E che beffa quando un tuo pallido arrivo lasciava le strade intatte, solo bagnate e cosparse di sabbia e di sale. O ancora la vigilia di Natale, vacante dal travaglio scolastico, spiavo dalla finestra sperando di vederti scendere dal cielo buio, perché a differenza di quanto dicono le pubblicità o qualche idiota film hollywoodiano la vera magia non è quella del Natale, ma è la tua.
Che bello quando dopo una nevicata chiudevano le scuole e si stava ancora un po’ a dormire. Gli adulti invece si lamentavano: non potevano andare a lavoro per far arricchire quattro stronzi. E non avrebbero potuto neanche lamentarsene la sera se non ci fossero andati! Eh già guai a fermarsi, l’economia deve girare, bisogna fare fare, fare, fare, crescere, svilupparsi, andare avanti… Non è importante chiedersi cosa si stia facendo, dove cazzo stia andando il mondo, no, pensare fa perdere tempo e il tempo è denaro… L’importante è fare e questa neve, invece, ci fa restare fermi.
In quelle giornate di neve io e mia sorella prendevamo il bob e ci lanciavamo da una collina vicino casa o, quando volevamo andare più veloci, da un’altro pendio ripido (che palle, però, farci la salita a piedi!), adesso invece non ci si può più andare: sulla prima hanno costruito una decina di villette (volgari ovviamente) per i borghesi più ricchi della classe media, sull’altra hanno impiantato centinaia di noccioli che dalle mie parti stanno mettendo ovunque, perché le nocciole rendono molto grazie al business di numerose industrie alimentari, soprattutto una nota multinazionale dolciaria. Tutto questo in nome dello sviluppo, dei posti di lavoro, dell’economia.
Forse i bambini di oggi, non potendo più andare sul bob, se ne staranno a casa ma per fortuna Babbo Sviluppo ha già pensato a tutto: ha regalato loro smartphone, playstation, social network per tenerli occupati. Evviva allora. Sono io nel torto. Buon Natale in ritardo a tutti voi. Anzi. Come si dice adesso: buona grande festa delle buone feste!