La nuova ministra: tra previsioni e lauree, ecco Valeria Fedeli

È stato il tormentone delle ultime ore: Valeria Fedeli, neoministra all’Istruzione e Ornella Vanoni prestata alla politica, non è laureata, ma affermava di esserlo. Caso rientrato: sul suo sito web «Laureata in servizi sociali (attuale laurea in Scienze Sociali)» è diventato «Finite le scuole mi sono trasferita a Milano dove ho conseguito il diploma per assistenti sociali, presso UNSAS». Certo, forse la toppa è peggiore del buco, ma noi non ci lasciamo andare a commenti in merito, lasciando a voi tutte le conclusioni.
Proviamo invece a esplorare insieme il sito di Valeria Fedeli, per capire di più dell’ex vicepresidente del Senato, che ora ha preso il posto della disastrosa Stefania Giannini all’Istruzione. Alla domanda «Chi è Valeria Fedeli?», la risposta è retorica pura: «La definizione che sento più mia l’ha data una volta un giornale: una sindacalista pragmatica. Sono femminista, riformista, di sinistra. Sono sposata». Il nesso che l’ha portata ad aggiungere alla fine il suo stato civile ci è tuttora oscuro, ma proseguiamo.
La Fedeli ha alle sue spalle un passato da sindacalista della Cgil e ovviamente ne parla nella sua breve biografia: «Alla fine degli anni ’70 il mio primo incarico in Cgil, nella categoria che organizzava i dipendenti degli enti locali e della sanità, sempre a Milano. Poi dal 1982 mi trasferisco a Roma per assumere  incarichi nelle segreterie prima del pubblico impiego e poi del tessile». Molti anni dopo «ho contribuito con Bersani Ministro dello Sviluppo economico, alla definizione delle Linee guida di politica industriale per la competitività e l’internazionalizzazione del Sistema produttivo della moda italiana». Tanto di cappello, ministra.
«Sono iscritta e militante del Pd dalla fondazione, avendo da subito percepito il Pd come il naturale luogo di rappresentanza delle culture e delle pratiche riformiste che ho sostenuto durante tutta la mia esperienza sindacale e politica». Questo è interessante: la definizione del Partito Democratico mostra la continuità fra l’attività sindacale e quella politica di Valeria Fedeli.
Magari come ministra dell’Istruzione sarà un successone, ma come preveggente lascia un po’ a desiderare: il 5 dicembre, all’indomani della débâcle renziana, scriveva che «con legge di bilancio e legge elettorale la funzione storica di questa legislatura sia prossima all’esaurirsi». È la stessa Valeria Fedeli ad aver detto che «Se la riforma viene bocciata, noi parlamentari dobbiamo prenderne atto» e che «se vince il “No”» «non puoi andare avanti, non hai l’autorevolezza. Ed è giusto rimettere il mandato da parte del premier». E per quanto riguarda i parlamentari? «Tolgo l’alibi a chi pensa tanto stanno fino al 2018 perché pensano alla propria sedia». Ed eccola ministra di un governo che magari non durerà fino al 2018, ma sicuramente nemmeno poche settimane.